Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 157

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sono stati per consenso loro stesso da Gregorio
Santo in qua? e chi potrebbe negare Pio
Quinto e Secondo che hanno sotto i loro auspici
fatto tremare il turco grand’imperatore? Non si
vede anco ciò nella forza de’ papi esser venuto
che nulla avevano, nè potevano, ma da Cristo
stesso? poichè i vescovi orientali e greci erano
potentissimi dall’imperatore, e pure mai potero
usurpare il primato al vescovo di Roma ch’era
disfavorito da tutti i potentati, ma egli con la
santità e potenza fece nuovi imperatori e prencipi,
e vinse. Oh come cadono le braccia a gli eretici
quando queste cose esaminano per via d’istorie
e di concilij sacri e non per fantasie. Or dicono
chi ha conservato i loro libri sacri? donde sanno
che Cristo è stato al mondo e S. Pietro se non
dalle testimonianze dell’istorie conservate da’ Papi
Romani? Or se è lecito perfidiare contra l’istorie
e concilii e santi scrittori che il papa non sia
capo della Chiesa, sarà data anco licenza contra
li Evangeli stessi contendere della verità istoriale,
come fe’ Giuliano e Macometto, nè si potrà dar
fede a cosa alcuna, nè anco a lor padri che siano
suoi figliuoli. Oh sfacciataggine diabolica!, oh
scala satanica contra i Santi armata! Dicono: “I
papi fur tristi alcuni;” che importa, dico, questo
alla dignità e verità del Seggio Romano da tanti
altri buoni tenuti? Inoltre la malizia di quei pochi
tristi non è stata intollerabile, e quel che Dio
tollera, dovemo noi tollerare, non sapendo la cagione:
nè mai fu tristizia in pontefice che non sia
assai minore di quella d’altri prencipi; ma per
il Sommo grado sono esposti a gli occhi del mondo,
più che gli altri. Non sta bene allegare Dante
che fu partiggiano Gibellino al tempo delle discordie
dell’imperatori con pontefici, e esagerò le
cose più che non deve, non dimeno sempre confessa
la vera dottrina esser stata nella Chiesa Romana
e il vero Seggio di Cristo esser in Roma,
e Dante era uomo sì libero, per non dir licenzioso,

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