Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 160

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Ger. Mi dispiace ch’egli non sia presente, nè
m’occorse mai senza lui trattare di simili cose,
come adesso, ma un’altra volta con esso lui voglio
ripetere questo discorso. Ditemi pure: portano
raggioni i Luterani contra il nostro monarca?
perchè la ragione è lume divino e legge eterna
nostra, mentre tanto più se è accompagnata da
autorità de’ Santi.

Giac. Ragioni naturali non hanno, perchè ponno
contradire che sia un Dio, un Sole, un Re, dell’Api,
e tutti i filosofi han contra: e tanto più malagevole
è distinguere tra le ragioni apparenti o
dimostranti nella furia del litigare che a quella
non ci potiam troppo fidare. La Sacra Scrittura
è ben idonea a mostrare la verità a’ due litiganti
per amor del vero, sendo testamento dato a gli
amanti, se non in quanto amano, ma non tra sofisti
e filosofi, perchè quelli la ponno torcere a
loro modo per crescere la sua bottega, quando
hanno la coscienza trascurata, onde resta sempre
da perfidiare e litigare. Per questo Dio diede il
martirio e la pazienza a’ suoi amanti per amore,
come i tiranni i quali restano confusi e vinti da’
disprezzanti i loro tormenti, e diede a’ medesimi
contra i rettoricanti e sofosticanti i miracoli, quando
la scrittura si litiga e con quelli al senso di
tutti evidenti Dio esamina la verità; il che non
ha fatto Lutero, nè Calvino, come fe’ San Domenico
e San Francesco e altri, ch’egli impugnava
non con testimonianze d’istoria ma con autorità
della sua fantasia. Volle una volta Calvino
far miracoli, secondo sta nella sua vita, de l’uomini
che ponno testimoniare, e così trattò con un
suo chierico che facesse finzioni di essere ammalato,
e poi sanare in sua presenza. Andò poi Calvino
con molti amici a visitarlo per farsi più riguardevole
e noto, e comandò all’infermo che
guarisse, ma Domenedio per contrario subito fe’
morire quel chierico, mostrando al mondo la sua
malizia e a lui che si credea un Santo avere fatto

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