Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 163

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è necessario che tra noi ci siano di maligni, altrimenti
non saria occasione d’imitare ne’ travagli
il nostro Maestro: or Dio de’ mali a ben si serve,
a che scandalizzarci?

Ger. Discurrete assai bene di questa assistenza
dello Spirito Santo nel governo della chiesa romana
e che S. Pietro errando, pur restò papa per
nostro esempio e che se ci fu un papa non buono
ne sono stati cento buoni: e così letto nell’istorie
particolarmente del Platina, soggiongendo che
quei papi non fossero sì maligni, come si dice,
ma che uno essere minimo del papa appar grandissimo
per esser fatto nel Seggio apostolico, luogo
sì alto che alli occhi del mondo è osservato; e diceste
le marche e segni di questo seggio, e come
per la debolezza de’ membri il capo viene ad errare.
Certo dovemo avere gran compassione a’ governanti
e io provo e ne so testimoniare che non
ci è servitù più grande che l’esser tenuto in gran
stima. Per questo molto schezzinosi sono coloro
e ignoranti dell’ordine del mondo che per ogni
piccolo disordine si scandalizzano, il quale disordine
da Dio posto in luogo a fare armonia, come
semitoni nella musica e le figure nei poemi. Vadano
a caccia de’ goffi questi eretici che nè miracoli,
nè santità, nè dottrina, nè oracoli divini
hanno che a’ nostri si appressano a cento miglia:
se mi venissero inannzi adesso, risolutamente li
manderei tutti al diavolo.

Giac. Anzi no, ma quando mi venissero a persuadere
che crediate a loro senza altre dispute
(perchè farete a loro troppo onore) ditegli che
volete credergli, però voglio sapere, dite loro, chi
siete voi, e essi bisogna che dichino luterani o
calvinisti o zinglianti, o simili, benchè al primo si
faranno cattolici riformati, e voi dimanderete che
riformatori, finchè verranno alla detta risposta;
alli quali replicarete “che son questi nomi?” Diranno:
“furno uomini dotti dai quali riceviamo il
nome che per zelo si mossero a riformare la chiesa

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