Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 167

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in tempo che aveva contra un Cesare e un papa.

Giac. Vedete inepti!… è da ridere! Dunque
Macometto si dovrebbe credere che in cento regni
è adorato e Calvino che ha più discepoli adesso
di Lutero, e così Ario che fe’ l’imperatore di Costantinopoli
Ariano e aveva molti discepoli e vescovi
nella sua setta, maggiormente credere si
dovea, se questo è vero, che il farsi molto seguito
è gran miracolo che basta a mostrarti ch’è mandato
da Dio, anzi più colte dico si deve credere
al diavolo che di questi miracoli ne fa maggiori
di Lutero perchè non solo ha ministri e prencipi
della setta luterana sotto la sua insegna, ma de
tutte l’altre che sono quasi senza fine. Queste
sono veramente risposte diaboliche per far credere
che la paglia sia grano, dettate dal padre
della bugia per acquistarsi il credito nel mondo,
che doppo Cristo ha perduto. Io vi ho detto perchè
sono assegnate queste maledette genti e credo che
nessuna più di questa opinione sia intesa secondo
la scorza fra moltitudine stolta che è infinita a
crescere, perchè gli uomini naturalmente fuggono
i fastidii e la fatica, allo spasso sono inclinati,
sì che vorrebbono andare in Paradiso in lettica
e Lutero, imitando Macometto che promise un
paradiso volgare dove si magna, beve, dorme e
con bellissime donne si usa, a chi lo voleva solamente
servire, assicurando gli uomini del mondo
licenziato; laonde per credersi solo d’esser salvo,
la salute promette senz’altro: lascia pure di digiunare
e di affliggerti che non bisogna, anzi non
temere il morso della conscienza ch’è più amaro
di tutte le pene, lascia tutte le altre opere che
per il regno de’ cieli operava; che più bella cosa
potea dire alli Ebrei e a’ ladri, a’ tiranni e ai
malandrini, ai lussuriosi, e più facili a fargliesi
discepoli perchè non s’hanno a mutare le solite
opere e dolci sceleratezze, ma più licenza lor resta
di adoperare? solo si muta l’immaginazione in
quello errore ch’è alla mente gratissimo. Unite

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