Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 169

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risposto: È vero. E io: Chi toglie cosa
maggiore della roba, merita più pena? E ei: Merita
per le leggi imperiali e divine così decretanti.
E io: La fama buona e il credito non sono maggiori
della roba? Egli: Sono, perchè questo acquista
e conserva la roba e la dignità, e chi toglie
credito ad uno, gli leva il tutto. E io: Orsù tu
che vuoi torre il credito al pontefice che mille
e cinqucento anni è stato in possesso e a gli altri
Santi che l’han mantenuto e vuoi svergognar
tanti Santi riveriti con mille altari e chiese, meriti
la morte più ch’ogni assassino, se non mostri
che questo credito a te conviene con segni, miracoli,
santità, e testimonianze celesti, come mostrò
Cristo, Pietro e Paolo e tutti i profeti che contra
tralignanti sacerdoti predicavano. Che credete voi
Giacomo, ch’egli avesse risposto?

Giac. Credo ch’egli sarebbe rimasto confuso e
Carlo Quinto obbligato per la sentenza, che da sè
Lutero si dava, farlo morire, e levar via tanta peste
dal cristianesimo.

Giul. Di questo argomento mi voglio servire
contra tutti gli eretici, sendo da Cristo seguitato,
da Santo Agostino contra Dannatisi, a cui non
può rispondere chi ha mala causa, perchè andar
a’ libri è un allungar di liti e perciò a chi difende
il falso è specie di vittoria.

Giac. Si sa bene che tutti gli eretici antichi
con libri sacri provano i loro dogmi, perchè ogni
perversi, non per carità ma per farsi la pignatta
grassa, può torcere la scrittura e allongar
la disputa, stancar gli uditori, dimodo che resta
la cosa indefinita e spesso parer al popolo con
gridi più de gli altri dotto. Però meglio fora
stato dire a questo modo: Ci profetò Cristo e
gli Apostoli che verranno molti falsi Apostoli e
già n’abbiamo visti troppi, come Manicheo, Macometto,
fra’ Dolcino, Gaconne, Leibente, Pelagio
e simili, però giustamente dubitiamo di te. Puoi
tu fare quel che fece Elia contra i profeti di Jehabelle?

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