Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 179

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Giac. Questo è un inganno che al popolo faceano
per ingrassar la pignatta, perchè sendo molti
testamenti d’uomini pii che lasciano in quelle
chiese molti redditi dove per loro si prega, com’è
naturale ad ognuno, pensano che gli giovi, eglino
per non perdere quelle entrate permettono di pagare
e non ne fanno altro, perochè non piacque
a Calvino far questo. I gentili lodano coloro che
bene han lor fatto, o da vivere lasciato, e fanno
tanto solenni laudi che il popolo di quelle apparenze
si posa non conoscendo che nulla al morto
tal diceria giova, se non per far la pentola del
dicitore bollire come in detta similitudine a pieno
più sopra s’è dimostrato.

Ger. Perchè ogni cosa tirano all’apparenza questi
furbi, e dalla conscienza alle cerimonie fare i
sacchi, sono non pure astretti, al dispetto loro, osservar
le nostre leggi naturali, o, come dicesi di
sopra bene che più vale la natura che la falsa
religione.

Giac. Vuoi udire?… Similmente disprezzano
l’indulgenze per i morti, ma in altre verosimili
le convertono per guadagnare. Ma per intendere
meglio questa materia d’indulgenze, dirò che a
me pare naturale che la Chiesa avendo le chiavi
di legare e serrare, possa de’ meriti di Cristo infiniti
e dei santi ancora, a quei che han bisogno,
applicare, non essendo altro il disciorre che per
Giesù Dio il quale patì per noi e meritò la nostra
salute, conceder perdono a’ peccatori, e perchè non
solamente patì Cristo in terra in tutto il corpo
della Chiesa che vive dello Spirito Santo e di
Giesù Capo, chiaro è dunque che il Vicario di
Giesù, possa applicare i meriti di quello alle membra
di questo Capo misterioso, così come disse
San Paolo che il capo a tutte le membra virtù
infonde e vita: nè solo del Capo ma delle altre
membra ancora. Però disse l’Apostolo: Adempisco
quel che manca dalla passione di Cristo nella mia
carne per il suo corpo, cioè della Chiesa. E Cristo

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