Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 181
me seguita, farà l’opere che faccio io, e maggiori
ancora,” perchè non solo i miracoli a voi comunicano
i quali ci diciam fare cosa maggiore, perchè
è sopra la nostra natura far miracoli, ma a Dio
son minori
perchè a lui è naturale e sotto la sua
potestà il farli, ma anche perchè si come i meriti
di Cristo s’imputano
quasi realmente a gli altri,
così li nostri si possono ad altri trasferire e in
noi abondare; tanto è benigno Dio;
che fa sempre
in carità si vede con il nostro libero arbitrio e
con la prima grazia universale stante; ma gli
eretici
che tiranno lo dipingono, non vogliono ciò
ascoltare perchè subito si riduce la cosa in coscienza
dove nasce l’amor di Dio e del prossimo
e la carità tra il capo e membra e tra membra
contenute nel capo e
così guasta in tutto il mist.
de’ settarij per la medesima carità del papa verso
noi vivi
in applicar l’indulgenze, dette meriti per
l’autorità ch’egli ha. Può anco per modo di suffragio
e farsi
d’autorità aiutar quelli del Purgatorio,
perchè sono con noi legati in carità, sendo
membra ellino pure di Cristo,
pigliando poi emenda
per essi, come per li viventi, onde si dee stimare
che Dio gradisca l’orazion nostra e
l’indulgenze
per li morti eseguite e nate dalla carità
ch’è il principal dono che Iddio ci ha dato, e che
più
ci comanda e ama in noi, onde egli stesso è
medesimo che carità e amore. Ben vero è che all’abuso
dei cattivi
l’indulgenze ponno servire, come
ogni altra cosa e Lutero di quelle ne voleva far
mestiero; ma questo non toglie
il bene degli uomini
spirituali nè la verità di quelli per tanti
secoli confermata e stabilita, il che negare
perchè
non si trova nel Vangelio appunto come Lutero
vuole, è sfacciatezza: ha trovato egli il contrario!
Dunque a chi dispiace la carità e le buone opere
di Cristo in farci meritare e comunicare a noi ciò
ch’egli
ha, gli dispiace che S. Giovanni dice che
non potiamo a questo mondo far maggiori opere
di Cristo, e che san Paolo
dice che Dio ci ha