Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 182
previsti dover essere conformi al suo Figliuolo
con cui compatiamo per esser glorificati; gli dispiace
che San Pietro dice che Iddio tutti i doni
prestati ci ha dato, che siamo consorti della divina
creatura, e
come ella operare e meritare, perchè
non s’intende nella sostanza, dispiacendoli che
Cristo disse: “Voglio, Padre
che tutti siano un
cuore e un’operazione in me, come Io e Tu siamo
uno,” dispiacciali a questo furbo; ma non
predichi
Cristo, non si vesta pelle di pastore, ma devoratore
e dispreggiatore delle pecore e dell’agnelli di
santa
chiesa in quel vincolo di carità uniti che non
mai sarà disciolto: ma attendiamo con le buone
opere a
far certa nostra elezione, dice San Pietro.
Ger.Adesso intendo perchè Lutero insegna che
la messa sia una cena e non un sacrificio, come
li padri
asseriscono, perciocchè ei non vuole che
uno per sè o per altri offerisca Giesù, nè prieghi
per li meriti dei
santi volendo che una volta sola
Cristo s’offerse, come accenna in San Paolo.
Giac. Tanto è; non vuol consentire che Cristo
a noi comunica tutti i
suoi doni, come dice San
Pietro, e quel ch’ei fece facciam noi. Però s’ei
s’offerse in sacrificio non vuole che
noi l’offeriamo,
il che è falsissimo, perchè seguirebbe che avessero
fatto male i Santi Martiri a morir per Cristo
e
per difendere la legge evangelica e ecclesiastica
libertà, come fè Cristo, e male anch’i Santi a
pregar per
gli altri e ad operar bene, perchè pregò
Cristo e operò a sufficienza, ma perchè si vede
che Nostro Signore ci ha
conceduto e esortato
che facciamo quel ch’egli fece, chiaro è che quel
se stesso che una volta offerse il potiam
repetere
noi ad offerire per ricordo di tanto beneficio, e
impetrar per mezzo di lui quel ch’Egli per sé
impetrò a noi. San Paolo disputa contra la diversità
delle oblazioni ch’i vegenti Cristo cessorno,
e contra
il repetere le medesime ostie perchè erano
insufficienti; ma noi non repetiamo il sacrifizio
distinto in numero e
sempre insufficiente, ma il