Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 183

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medesimo numero che offerse Cristo per memoria
del beneficio come Egli ha comandato e
per emenda delle nostre colpe continue; ma tutto
si riferisce alla virtù di quel primo e questo bisogno
viene dalla parte nostra, perchè siamo fragili
non dalla parte dell’ostia e se non in quanto Dio
goda ad essere imitato Cristo nelle opere nel martirio
e nelle offerte, come han fatto i Santi da
Cristo in qua e santo Agostino stesso, in cui si
fondano, spesso lo chiama sacrificio e sacramento
sopra San Giovanni quel che noi repetiamo; e
pur non vuole Lutero che i Santi sian morti, per
falsa persuasione e così sia morto San Paolo e
San Pietro senza bisogno, ma per mantenere come
i suoi fanno la setta, perchè i settarij predicano
che opere non si chieggono e suadono sotto spezie
d’acquistar laude e nome a’ suoi seguaci demonii,
come vidi in Roma un inglese gettar a terra
l’Eucarestia per morire con gloria stoltamente;
il che se fusse da lui stato fatto per carità
non doveva un popolo pubblicamente scandalizzare
ma gire al papa e a’ dottori a farsi insegnare
e persuadere la verità, come han fatto sempre i
zelanti del vero e non contra le leggi di Dio e
umane far tanto scandolo: quando San Paolo vide
l’altare d’Atene, andò a disputare cogli Ateniesi
di quel tanto ignoto Dio, e non li pose le mani
addosso da pazzo, tutto che egli era certissimo
della falsità; ma questo furbo inglese che certezza
si aveva da Dio contra un dogma per tanti secoli
mantenuto dalla Chiesa universale e da persone
Santissime, da Dio approbato nonchè tollerato con
infiniti miracoli? Con che miracoli s’armò quel
furbo a far questo fatto in presenza del popolo
romano e del mondo? Ma in vero questi empii
furbi fan come quelli servi del Gran Turco che
come vanno incontro una ponta di lancia ferma
a farsela passare in dietro per venire per la vita
del figliolo quando si circoncide; il che riferiscono
certi veneziani che si ritrovano a quella festa e

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