Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 96
prima tal proemio a’ prencipi, che quante volte i
prencipi permetteranno mutazioni di religione di
sì
fatta maniera non potran mai contra i nemici
infiammar gli animi de’ suoi, perchè tra popoli la
nemicizia si
mantiene per la diversità della
religione separante gli animi. Però, veggendo eglino
che tutte son ragioni delle
quali essi non san discorrere,
ma guardano a chi più parla, difendono
la sua fede, entrano in dubbio della
propria, talchè
cominciano a stimar cosa da niente per minima
necessità mutar spesso fede, e fuggire dal
suo
prencipe all’altro, nè esser fedeli nè in pace
nè in guerra, come oggi in Francia e Alemagna
s’usa con gran
scomodo di chi governa, anzi col
vòlto godono i popoli di mantener bisbigli, perchè
credono far per essi soggetti
la mutazione, pensandosi
sempre migliorare per pochi eserciti che
hanno di coloro che nelle defensioni sono
divenuti
grandi: così facevano i Guelfi e i Ghibellini,
i Bianchi e i Neri, li quali mutavano sovente insegne,
secondo il comodo che operavano, e mantennero
la guerra in Italia tant’anni, non essendo
religione che la
mutazione degli uni e gli altri
raffrenasse, perchè tanto la fede quanto la cattività
in tal tempo vien in
scherzo. Di più quante fiate
i prencipi daran libertà d’osservar qualsivoglia
sorta di religione, subito diventano
tante opinioni,
quante sono teste di uomini, onde nascono discordie
e gare alle quali i prencipi nè sempre, nè
bene
possono rimediare, perchè restano sempre i cuori
discordanti; d’onde le guerre dei corpi e liti da
beni
nascono, e può occorrer spesso che le Congregazioniste,
volendo la lor credenza sopra quella
degli altri far
salire, per far buona la sua bottega,
(come s’usa dappochè la religione è cresciuta in
particolarità infuriata da
spirito diabolico, imaginandosi
di divino), persuadessero alla sciocca
moltitudine la disubedienza al principe,
massime
quando ad altra favorisse e così si va a mal’ora.
Ecco il regno di Francia, poichè ricevè la libertà