Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 97

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di coscienza, diviso in cattolici e settarij, a cui
successero i scompigli che ancora durano, ed ogni
potente, sotto zelo di conservar la religione, aspira
al regno, e tutti i governatori hanno occupato le
provincie ove elli governando si trovavano: fu
ammazzato il loro re sotto questi pretesti e turbolenze,
e quasi spenta la linea reale, almeno in
quel ramo, che tal sceleratezza permesse, e a chi
tocca il regno per successione viene escluso dalla
religione: sono a questo ridotte le cose del regno
cristianissimo, nè valse l’astuto governo di Caterina
de Medici, che or l’una, or l’altra parte
favoriva per bilanciarle, che a questo male non si
venisse. Similmente l’Alemagna poco obedisce all’imperadore
per quest’occasione, benchè innanzi
si fossero posti in libertà quei popoli per il loro
istinto. Che potrebbe poi raccontar i mali sopravvenuti
a tutta Val di Reno per questa scelerata
novità di credenza? Così [di] Moravia, di Prussia,
di Polonia e d’altre nazioni che tal licenza han
preso, dove, come dice Dante, Purg. c. 6°, Un Metello
diventa ogni villano, e se Ginevra, Sassonia
con Inghilterra han questa setta tenuta, han però
escluso l’altre per star unite dentro, e ciascuno
di questi dominij ha la sua a suo modo; e le loro
osservanze non dalla setta, ma dalla politica dipendono
che han naturale. Dovrebbe in vero la
religione dar legge, come sempre ha fatto le cose
divine alle umane, ma quivi in scambio legge riceve
dalla natura, benchè sia tanto empia che nega
la propria libertà e opere buone, etiam… che a lei
essa natural legge impone. Pur così avviene perchè
il bene finalmente vince il male, quantunque
in trono sedente al senno umano per necessità è
di maggior virtù della religione cattiva, la quale
è la maggior parte del mondo, così come quando
è buona è la più divina e util cosa che Iddio diede
all’uomo; e che così sia vedete la ragione.

Ger. Di grazia dite presto, che ancora io sto
sospeso.

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