Tommaso Campanella, Poetica, p. 325

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noi cagione, come dissi nel Dialogo contro l’eretici. Ma
adesso, che la verità è scoperta intorno alle cose divine
da Dio stesso umanato, non è lecito a noi favoleggiare
in quelle, ma parlare secondo la cattolica credenza, perché
la favola si fa per mancanza del vero, di che noi abbondiamo,
e se vogliamo maraviglie, e Parnasi, e Muse,
e simili, ne abbiamo assai più e vere, come per tutta la
Scrittura appare e per le Vite de’ santi; onde David,
poeta sacro, considerando le altre leggi essere favolose e
meno, con tutto ciò, maravigliose di quella d’Iddio,
diceva: «Narraverunt mihi iniqui fabulationes, sed non ut
lex tua
». Or che dobbiamo dire noi Cristiani? Sarebbe
adunque errore intollerabile fingere nelle cose divine favole
scelerate, quali son quelle delli Greci, o parlare d’Iddio
contro la credenza pubblica, perché il poeta deve essere
istromento del legislatore e aiutarlo a drizzare il mondo
a ben vivere mediante il diletto del sacro poema, e gridare
contro i tiranni e i sediziosi particolarmente, e
accender le virtù e spegner i vizi; il che non facendo,
restano a ragione banditi dal pubblico, come è l’Aretino,
il Franco, il Bernia e simili altri ciurmatori, i quali,
benché dicessero male del male, hanno detto anche male
del bene e confuso insieme tutto: però come falsi maestri
e osceni si devono fuggire, e maggiormente Omero
lor padre.

Si lodano ancora le favole d’Esopo e le parabole, come
utilissime a persuadere alla moltitudine e chi
è schivo d’ascoltare il bene e ’l vero, benché non fussero
né vere, né verisimili, come Aristotile le vuole: noi
vogliamo che siano accettate, perché porgono i precetti
morali sotto metafore di cose sensibili, le quali sono più
atte a muover l’animo e fare in lui quasi memoria locale.
Di queste si serve Orazio in quel sermone, che
lauda la vita rustica per i molti perigli della civile, apportando
la favola di due topi; e altrove, mostrando che
il pane d’altrui acquistato fa l’uomo schiavo, adduce la
favola del cavallo, quando chiamò l’uomo che l’aiutasse
contro li animali nemici e a mantenersi il pane, e lasciò
con tal occasione da quello porsi la sella. La sacra Scrittura

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