Tommaso Campanella, Poetica, p. 326
anche di queste favole, più presto che parabole,
usa, come Ionatan contro
Abimelech e coloro che l’avevano
eletto re introduce gli arbori a parlare e dimandare:
perché questi erano schivi di sentirlo, fu necessario
mostrar loro di voler dire
altro, poiché questo li dispiaceva,
e così nel fine fa gustar la riprensione e la
verità
con sì accorto parlare. Medesimamente Agrippa non
poteva con parola strette
persuadere la plebe romana,
che si riunisse con i padri, e ricorre a quella bella
parabola
del ventre e delle membra, che di lui si lamentavano,
che stava ozioso e
voleva esser servito da tutti, a
cui perciò si ribellarono con la loro rovina; onde si
vede
che sono utilissime a chi la moltitudine ammaestra e
ancora quando si parla
ad uomini grandi, i quali riprendere
a prima faccia è villania: però con dolci favole e
parabole delli errori sono avvisati. Così Natan propose
a David la favola del
pastor ricco, che tolse una pecora
che aveva sola il povero, e gli dimandò se aveva
fatto
bene, per mostrar poi quanto male aveva fatto David a
tôrre Bersabea ad
Uria; ma non bisogna andar vagando
con esempi.
È Nostro Signore Giesù Cristo legislatore ottimo, il
quale con le parabole insegnò
tutta la vita umana divinamente,
perché, sendo li precetti della virtù difficili e
duri agli uomini infangati nella cupidigia e ira e ozio,
schivano gli uomini
d’ascoltarli; però, mostrando loro
di voler più tosto mostrarli un’altra cosa, che
darli precetti
con la parabola, finalmente l’indusse a gustare il
precetto e
tenerlo in mente; e considerando l’utilità di
quello ch’è sotto le sensibili apparenze,
atte a muover
più la immaginativa, sempre il pensiero gli si gira, poi
che per la
favola è introdotto alla mente.
Quinci è che la favola sempre in cose al senso notissime
è necessario tessere, onde
appare che ci sono parabole
del tutto finte, come quelle di Agrippa e di lonatan
sopradetti, le quali fanno per lo più rozzi e scuri gli
ascoltatori, che da
Origene sono dette enigme; come
sono poi finte, ma ponno essere state, come quella di
Natan e come quella di quel nano dell’Ariosto e altre