Tommaso Campanella, Poetica, p. 329

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columba, sed proprietates invisibilis missionis. Et ideo non
fuit falsitas signi, quia signatum respondebat signo et res similitudini;
sicut aliquis loquens per metaphoram non mentitur:
non enim intendit sua locutione dicere res quae per nomina
significantur, sed magis in illas quarum illae res significatae
per nomina metaphorica similitudinem habent
. – Oh,
bene!

E di queste parabole dunque si servirà il nostro poeta
e profeta, quando insegna il vero, almeno in quel punto,
onde san Paolo non si guarda di chiamare Epimenide, poeta
cretense, profeta, per aver depinto con verità i vizi dei
Cretensi propriamente. Ecco Dante, quando parla con la
Fede, Speranza e Carità, l’introduce con tre donne, una
vestita di verde, l’altra di bianco e l’altra di rosso, e finge
l’animale bianco, ch’è il griffone, tragger il carro legato
all’arbore della scienza del bene e del male, con quelli
animali che veddé Ezechiele e santo Giovanni, dove l’aquila
lasciò parte delle sue penne, per il primo significando
Cristo, per il secondo la Chiesa militante, e per gli animali
li quattro evangelisti e gli ordini della repubblica cristiana,
e va discorrendo. L’aquila, cioè l’Impero, lascia
parte delle sue penne, cioè parte del suo dominio; e l’altre
descrizioni profetiche mette Dante assai a proposito,
e invero Dio usò instruire i profeti con le cose sensibili,
acciò, dicendole al popolo e a’ tiranni, non le schivassero,
[le tenessero] più a mente e fussero celate ad indegni discredenti,
come dice l’Areopagita santo. Or questo pensiero
abbia il nostro poeta, come si appellano in Grecia
quelli che in Giudea si dicono profeti; ma oggi il mondo
è pieno di bugiardi adulatori venduti per patente, come
fu Omero lor padre e i profeti di Iezabelle.


[VIII. Ancora della favola].

Abbiamo dunque come la favola diletta ed è lecita a
formare per mancanza del vero e per poter meglio imprimere
nella mente degli auditori le virtù, che sono intellegibili
e non sensibili, per mezzo delle cose sensibili, più
proporzionato al nostro modo di sapere; e che le cose,

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