Tommaso Campanella, Poetica, p. 331

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l’oratore guarda alla persuasione presente per mezzo
di una favola, come appare da un’orazione di Fenice e
d’Ulisse ad Achille e in quella di Natan a David, ma il
poeta guarda ad una memoria eterna di cosa da imitare nel
ben seguire e nel mal schifare, se non fusse che i precetti
delle buone leggi a tutti mirano e gli ammaestramenti familiari
de’ nostri santi. Però sono sempre confirmato, che
l’elocuzione ben figurata o numerosa faccia differire il
poeta da ogni altro, che con essa commincia a parlare, perché,
quanto all’imitare personaggi [...] che non sono i
prìncipi e capitani tragici, e finendo nella morte di Socrate,
re per natura, non per fortuna, come dicemmo nella
nostra Monarchia, perché non è pittore quello che dipinge
con ogni sorte [di colori] e a caso, ma qualunque
sa dipingere con giudizio, né anco è re quello che è nato
figliuolo di re e che regge come li piace, ma chi è nato
con animo regio e ha arte di poter reggere veramente
bene. Il Simposio ancora di Platone non [è] egli [simile] ad
una commedia, di cui scioglie il nodo una sillaba da Socrate
introdotta a dir che cosa è amore con verità? E
l’Epitaffio ad una tragicommedia? Taiade puttana insegna
Socrate filosofo adulatore, cioè face un’orazione funebre
non secondo la verità della vita del moriente, ma secondo
la volontà e gusto di quelli, che in essa son lodati e
vogliono transferire in sé la gloria altrui; dove Platone
mostra che queste orazioni nel genere demonstrativo, fatte
in loda d’altrui, sono materie di puttane sfacciate, non
da filosofi, che [si] vergognano adulare e dire menzogne
per aver mercede della bugiarda lode. E questo oggi s’usa
anco nelle orazioni pubbliche: non [si] dice al popolo
che sono scelerati e sediziosi e ignoranti, e insegnarli a
governarsi, ma che vivono bene e fanno bene [e] anderanno
in Paradiso tutti, senza bene operare; [non] dicono li
predicanti eretici che eglino facciano quello che fanno,
cioè che governano malamente, ma che fanno quello che
devono, e che governano divinamente, e che sta bene il
tutto, e che vengono dalla stirpe de’ Troiani, dai re de’
Medi, da Ulisse, e simili novelle, e con iperboli e ampliazioni
simili alle poetiche gli inalzano; e quando la santa

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