Tommaso Campanella, Poetica, p. 339

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numerose, delle quali ogni parola detratta ovvero aggionta
fa diverso il senso e guasta il numero, non si può
adulterare senza che il buon lettore se ne avvegga; similmente,
perché le cose utili e buone devono essere da
tutti tenute a memoria, il verso, per la dolcezza e stringimento
delle sentenze e per la regola del numero, resta
assai più in mente e ognuno lo legge, come si vede che
ha grandissima forza di allettare i lettori [ad] imprimere
nella loro mente. Però gli accorti legislatori, come fu
Solone, in versi mise la legge di Atene, e quando voleva
avvertire il popolo, che pretendeva la tirannide, come poi
avvenne, scriveva il giudizio in verso; e Moise, non
mai a bastanza lodato, fece quel cantico nel fine della
sua legge, detto la protestazione contro il popolo, se non
l’osservasse, e che in breve tutti li benefici di Dio, e la
smemoraggine degli oblighi del popolo, e la nobiltà e
l’utilità della divina legge, e la fallacia della legge de’ Gentili,
e la falsità de’ loro dèi mette inanzi agli occhi loro,
acciò, tutti imparando quella canzone in mente, fussero
saldi nella legge divina, con sì dolci e verdadieri versi
commendata e impressa nell’animo del popolo involto
ad edificar la città e apprendere i precetti politichi. Onde
si vede che questo poema filosofico è più antico e più utile
degli altri, come il bene è primo del male.

Per queste ragioni adunque la filosofia e tutti li precetti
utili i savi han messo in verso, e finalmente perché, facendo
mestiero i filosofi della filosofia, la rendono molto
difficile e oscura con le loro sottigliezze vane a’ discepoli,
sotto di loro trattenendogli per proprio guadagno, non
già per desiderio d’instruirgli; per levargli noi dall’indugio
e mostrarli l’agevolezza, li diamo a bere, come si dice,
in canzone, affinché tutti, allettati dal leggiadro dire,
corrino al suo utile, come dice Lucrezio:

Nos veluti pueris absinthia tetra medendis
dum dare conatur, prius oras pocula circum
intingunt dulci mellis suavique liquore,
ut puerorum aetas improvida laetificetur…
...deceptaque non capiatur…

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