Tommaso Campanella, Poetica, p. 347

Precedente Successiva

Se mai continga ch’il poema sagro
a cui ha posto mani e cielo e terra,
onde molt’anni son venuto magro,
vinca la crudeltà, ecc.

e prepone suo poema a tutti gli altri meritamente, dicendo:

O voi, che sete in piccioletta barca,
desiderosi d’ascoltar, seguiti
dietro al mio legno che cantando varca,

perché, a petto a Dante, tutti sono poetucci e differenti
quanto la gondola dal galeone per la grandezza della
materia e per lo molto utile e gusto, che da lui ricevono
l’orecchie purgate filosofiche, non le pedantesche; e
perché egli prese un tema che ammaestra di tutte quelle
cose il lettore, che tutti gli altri poeti insieme intendono
insegnare in tante diversità di poemi che si trovano. Vergognatevi
dunque lasciare la gloriosa verità de’ nostri e
la gran sapienza e arte per seguire i sogni, frivole novelle
e indotte favole – ché così le chiama san Pietro – e le
bugiarde, scelerate invenzioni della Grecia, trovate a
rovina della vera sapienza e buon governo umano. Pertanto
si deve punir come eretico chiunque mentisce
nelle cose sagre in dispreggio e danno della religione, come
Omero fece e l’Aretino, il Franco, il Veniero, e Merlin
Cocaio, e Plauto nell’Anfitrione, e devono essere dalle
repubbliche discacciati.


[XIII. Il poema filosofico].

Séguita al poema sagro il filosofico, il quale imita le
cose di cui parla numerate e le ordina tanto bene al suo
fine d’imprimerle nella mente degli uomini cantando,
come sopra dicemmo, che con ragion si può dir poema,
perché alla vaghezza accoppia l’utile, dalla quale, seguendo
una finzione di dolcezza, gli uomini sono rapiti;
onde ben dice Orazio:

Aut prodesse malunt, aut decectare poëtae,

Precedente Successiva