Tommaso Campanella, Poetica, p. 354

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Tasso dice le pitture del palazzo d’Armida, diede più
vero gusto, e più mosse a contemplare la virtù d’amore
quando dipinge gli amori di Antonio e di Cleopatra, che
fûr veri, che gli altri favolosi. Pertanto il soggetto d’Ennio
in descrivere le guerre di Scipione è assai più buono
e bello di quello d’Omero in descrivere Achille e Agamennone,
e il soggetto di Lucano è più bello di quello di
Virgilio; tuttavia, perché questi Omero e Virgilio sono
stati leggiadri nel dire e nel rappresentare, hanno forse
più grido che Ennio e Lucano, ma non per il soggetto:
però in questo hanno riguardo questi quattro di vincenti
in una parte e di vinti in un’altra, proporzionatamente.
Qui tacciano i scrittori favolieri, che volgon più tosto
Amadis di Grecia e Palmerino d’Oliva, che Cesare,
Scipione e Alessandro; ma oggi gli uomini grandi ed
eroi e uomini di senno hanno a vergogna ad esser scritti
a’ poemazzi, e le loro azioni, il che prima era onore,
come appare in Alessandro, che desiava un Omero, che
le sue vere azioni dipingesse per memoria eterna di lui,
e Scipione nutriva molti a questo fine; e la ragione è
questa, perché hanno i nostri poeti tanto atteso alla
bugia e vanità, che ognuno se n’accorge che sono mendaci
e adulatori, talché, scoprendo l’arte, non è più arte.
Laonde ogni savio principe, che ha fatto gran gesti e
onorati, have a male esser posto in versi, perché tutti
sospettano che siano cose finte per adulazione i suoi fatti
immortali, e non veri; però la Chiesa santa, conoscendo
questo abuso, vietò che li gesti di David e de’ Padri, che
sono nella Bibbia, si scrivino in poemi. Ecco dunque che
essi l’arte loro hanno avvilita, e io quasi sto in dubbio
che ci sia stato Carlo Magno e Orlando nel mondo,
perché il Boiardo, l’Ariosto e i Reali di Francia dicono
tante bugie e favole di loro; e senonché l’istorie sacre
m’insegnano ch’eglino ci furono, e l’umane di Giovanni
Villani, e li Francesi, starei in dubbio a crederlo; talché
la materia vera quando ci è, non si cerchi falsa, ché questa
è l’invenzione diabolica; ma si potrà favoleggiare nel
soggetto quando manca in qualche parte quello che è
buono da rappresentare in utile del lettore, come diremo

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