Tommaso Campanella, Poetica, p. 356
questo, da ciò nasce l’ultima differenza del poeta. I soggetti
poi del
tutto favolosi sono indegni di poema, come
l’Amadige e li Palmerini, li quali sarebbono, secondo
l’opinione de’
Peripatetici, più degni di tutti gli altri
soggetti al poema: il che a noi è
odioso.
Dunque, essendo soggetto un’impresa eroica di grande
importanza, in questo poema,
fatta per cause giuste, è
da vedere quante volte la guerra è giusta e da giuste
cagioni mossa e fatta. Giusta cagione è, quando un uomo
tiranneggia il suo paese,
essendo commandato dalla ragione
e da Dio, che parla con noi con il discorso
ragionevole,
andar senz’altra chiamata a privarlo del regno e alle
volte della
vita, come indegno di governare, poiché il
principe deve reggere non per ben proprio,
ma del pubblico,
e farsi amare e temere in modo che la giustizia
a’ buoni e a’
cattivi sia bene distribuita, ritenendo per
le sua fatiche a sé solo l’onore, il quale
nasce dalle virtù
governatrici del principato: dunque fu giusto Enea
privando
della vita i tiranni d’Italia, e del governo. Ed
è ancor giusta il diffendersi da
coloro, che ci averan per
ambizion ingiusta guerra mossa o per altre cause indegne,
e opprimergli, come i Romani fecero a’ Cartaginesi,
da’ quali doppo la tregua fu
senza ragione a loro
mossa guerra da Annibale. È giusta ancora sovvenire agli
oppressi che vi chiamano, come fe’ Pietro, re d’Aragona,
a’ Siciliani oppressi da
Carlo primo d’Angiò, se fussero
preceduti li pubblici bandi nella guerra, e non
tradimenti.
È giusta sovvenire alli confederati oppressi e
riporgli nel regno,
come Carlo Magno, quando contro
il re Desiderio de’ Longobardi aiutò il Papa. Giusta è
ancora ritôrre il nostro quando ci è occupato, come Menelao
la moglie da Priamo,
rubbatagli da Paride, suo figliuolo,
e Ulisse il regno e la moglie occupata da’ Proci.
Giusta
è ancora, dove qualche divinità ci manda, obedire,
massimamente in difesa
delle cose sacre, come fece Enea,
dall’oracolo mandato a far maggione in Italia, dovuta
a’
Troiani per la giurisdizione di Dardano loro predecessore,
e Goffredo, mandato
dal Papa, interprete di Dio, e da
san Bernardo, e da san Pietro Eremita a ritôrre Gierusalem