Tommaso Campanella, Poetica, p. 359

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del Tasso è molto giovevole e quasi profetico, perché
il vero profeta è quello che non solo dice le cose future,
ma rimprovera a’ prìncipi la loro malignità e codardia, e
a’ popoli l’ignoranza e la sedizione e’ mali costumi,
come fece Geremia, Michea, Isaia, e Beda quando passarono
in Aquitania i Saraceni, e Bernardo in queste
piaggie. E di questo disordine Dante e ’l Petrarca quanto
ne dicono! Non parlano forse secondo Dio? Sì certo, e
più che Epimedine, detto profeta da san Paolo; ma i
nostri li trattano come facevano li re d’Israele e di
Samaria a’ profeti, li quali rimproveravano la loro stoltezza,
ed essi li mettevano in prigione, dicendo: «Non
prophetat nobis bona
». Tutti noi Cristiani, parlando a
senno di quello Spirito che riceviamo nel santo battesimo,
siamo profeti, e parlando secondo Cristo, il quale è
Senno d’Iddio, di esso tutti partecipiamo, onde san Paolo:
«Potestis omnes prophetare». Dunque forziamoci d’essere
veri poeti per aver quest’onore di profeta, il quale
è abborrito da’ tiranni e da’ sciocchi bestiali e incorrigibili,
e non stiamo a novellare e favoleggiare con Greci
perfidi e bugiardi, se abbiamo troppo di vero ammirabile
e utile da cantare, che soverchia.

Torniamo donde il caldo della ragione ci ha fatto
divertire, per cui scrivemmo il libro Della monarchia
cristiana
, dicendo di più che il poema eroico deve più
considerare le lodi pubbliche della nazione e di uomini
communi e populareschi, che de’ privati; però non ogni
cosa deve inchinarsi ad un solo, se non per dare l’unità
al poema, onde Omero, benché egli cantasse l’ira di
Achille, nondimeno tutti gli antichi prìncipi della Grecia
loda, e i lor modi, e le genealogie loro e quelle degli
avversari; ma Virgilio più saviamente canta non solo
le lodi d’Enea, per venire a quella di Cesare e d’Augusto,
al quale il suo poema indrizza, ma di tutti li buoni Troiani
e poi delli descendenti da loro Romani, come appare
nel sesto. Però malamente averebbe fatto se ogni cosa ad
Augusto solo avesse per lodare indrizzata; ma di ciò poi.

Avendo il poeta da dipingere la guerra tanto verisimile
[...] onde gli resti quasi sempre innanzi agli occhi

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