Tommaso Campanella, Poetica, p. 360

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quello che legge, per esser buono, non solo delineato
minutamente, laonde poi il lettore ne resti allegro e sodisfatto
e goda d’esser gabbato per l’utile che indi ne
reca, fa mestiero di scrivere le [cose] tanto passate quanto
future, gli apparecchi della guerra, il viaggio per terra
e per mare, il modo di combattere, il sito della città
e del campo: il che non potrebbe fare se non fusse intendente
dell’istorie, le quali egli sovente con le favole
adombra e colora. Bisogna l’istoria della cronologia, o
scienza de’ tempi, la quale alcuni riferiscono all’origine
del mondo, come gli Ebrei, altri all’origine della lor
città illustre, come i Romani di Roma, i Veneziani di
Venezia, e altri a’ lor primi fondatori e legislatori, come
noi al nascimento di Cristo Nostro Signore, gli Etiopi
alla regina Saba, impregnata – come essi dicono – da
Salomone, onde descendono i loro regi, i Turchi da
Maometto, i Chinesi al diluvio universale, doppo il quale
cominciò a regnar Vitei sopra loro. Bisogna ancora la
genealogia delle famiglie principali, come si vede in Tito
Livio di quelle de’ Fabi, de’ Claudi e de’ Torquati;
ma queste genealogia i Greci tutte in favole han posto
per adulare i tiranni e alle loro nazioni, come scrive Diodoro.
Finalmente della geografia e cosmografia, che sono
le descrizioni del sito particolare delle città e fiumi e
province, sottoposte alla cosmografia universale: in questa
fu molto curioso Omero, come appare quando racconta
il numero delle navi andate a Troia, i capitani e
le lor patrie e discendenze, il che imita a pieno il Tasso
quando parla della prima mostra che fe’ Goffredo del
suo esercito, e l’Ariosto quando scrive il passaggio dell’Ippogrifo.
Per ultimo bisogna esser intendente dell’arte
cavalleresca, del dipingere delle cose della guerra,
del marciare, dell’ordinanza, dell’accampare con e senza
vantaggio, e di altre simili fortificazioni ed espugnazioni,
descritte da Vegezio ed Eliano secondo gli antichi e,
doppo le bombarde, dal Brancaccio [e] Cesare d’Evoli,
versati in queste arti, e dal filosofo Col’Antonio Stigliola
più secondo la matematica.

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