Tommaso Campanella, Poetica, p. 361
[XVI. Il soggetto principe: l’uomo].
Ma la maggior importanza consiste nell’imitazione de’
personaggi introdotti a parlare
[e] ad operare dal poeta,
il quale è come narratore di un dialogo d’una azione
principale,
trattata con arte per insegnar con gusto, o d’un
dotto documento di
virtù commune, a punto come è
Socrate introdotto per narratore del dialogo Della repubblica
tra lui e altri accaduto. Adunque deve il duce o
capitano della parte favorita e
vincitrice essere introdotto
in tutti i modi convenienti a principe buono in pace e
in guerra, quali furono Carlo Magno, Gottifredo ed
Enea e Cesare: però la
principal sua virtù deve essere
la pietà verso i dèi e parenti, altrimenti egli non
potrà
guidar bene il popolo senza dimostrare esser guidato da
Dio, e quel che non
farà l’esercito per amore lo farà per
tèma della religione, come dicemmo nella nostra
Monarchia.
Poi si ricerca in lui la giustizia distributiva
degli
premi e delle pene secondo i meriti, la fortezza del corpo
e dell’animo, il
tollerare la lunghezza de’ disagi e monstrarsi
intrepido sempre, acciò possa col suo
esempio
inanimare i suoi con parole degne di sé e a proposito a
quelli a’ quali
favella, come Omero introduce Agamennone
far nella battaglia ed Ettore con grand’arte
di capitano,
sebbene nel resto lo fa empio contro il sacerdote
d’Apollo e contro
Calcante e incontinente nella lussuria
con le donne cattive, contro ogni dovere, donde
gli avvenne
tanta rovina della pestilenza dell’esercito e discordia
tra lui e
Achille, onde venne biasimato da tutti e
ridotto a voler fuggire, se non fusse stato da
Diomede e
Ulisse ritenuto; e poi fu astretto con doni e sommissioni
vili placare
Achille, rendendoli Breseida, che gli aveva
tolta per lussuria o ira sciocca, con
damigelle di più e
tanto oro e argento e promesse infinite di vile e sciocco
capitano. Le quali empietà non si devono al principe
attribuire dal saggio poeta,
onde assai meglio è l’Enea di
Virgilio e Goffredo del Tasso in questo punto; e se pur
voleva Omero cantar l’ira bestiale d’Achille, non doveva
farla fomentare e
cominciare dal dispregio d’Agamennone,