Tommaso Campanella, Poetica, p. 371

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i fanciulli con le galere per imparare l’arte paterna della
milizia navale.

Queste sono le persone più principali usate da’ buoni
poeti: e chi ne mettesse degli altri più segnalati,
quantunque non l’abbi posti Omero e Virgilio, sarebbe
più degno poeta, come l’Ariosto mette le Amazzoni e
li Giganti, li quali fûro e sono con verità; e il Boiardo
di queste persone insolite è ricco, e tutto sta bene, sendo
imitato con decoro. Lascio di dire de’ cavalli obedienti
e parlanti alle volte, e degli elefanti e griffoni,
ché non abbadano tanto a questo, quanto ad instruire una
buona repubblica militare.

Or dirò de’ soldati, che è bene fargli fedeli e del sangue
medesimo, nodriti nell’arti ed esercizi militari e rustichi,
pazienti verso i suoi, benigni, fieri verso i nemici
– come Platone li descrive – dalla parte nostra. Però
è bene introdurre sedizioni e risse per amore o per guadagno
e mostrare con che arte il capitano le mitiga, come
Omero fa con prudenza; di più far vedere che i soldati
mercenari a ausiliari sono poco fedeli e così quelli che non
sono interessati con il padrone, per insegnare a’ prìncipi
che conducono i forastieri, i quali nel meglio li piantano.

Dalla parte avversa si faranno più sediziosi e ingordi
della preda, e d’altri vizi soldateschi pieni, laonde perviene
la lor rovina; ma per saper questi modi bisogna
esser versato nelle guerre de’ Romani e de’ Cartaginesi,
dove tutto con verità si scorge e ad imitar si impara da
chi non ha altra ragione filosofica, che li faccia scorta.
I costumi del popolo saranno l’avidità di cose nuove, di
mutazione, il timore della religione, la smisurata licenza
nella libertà e smisurata adulazione nell’abbondanza,
acciò quindi s’impari a temprargli con buone leggi.
Adesso entriamo all’imitazioni di cose più importanti.


[XVII. La religione nel poema].

Perché molte fiate nel corso della guerra il capitano
si mette ad imprese assai malagevoli, è bene per inanimire
i soldati incomminciar da Dio, sì perché si stima communemente

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