Tommaso Campanella, Poetica, p. 375
madre gli predisse, benché sia biasimato da Dione Crisostomo,
e a poca
ragione in questo punto, nel libro Ad
Ilienses, Omero.
[XVIII. Svolgimento del poema].
Abbiamo favellato di quello ch’appartiene all’intenzione
del poeta eroico, onde si è
visto che conviene con
l’istoria e con l’orazione, ma che sopra l’istoria aggionge
l’invenzione, peculiare a sé, cantando egli non ogni sorte
di guerra, ma una certa
particolare da noi dipinta,
dalla quale più s’impari e goda, che da una istoria di
moltissime guerre, e che la sua invenzione, quando non
si fonda nelle cose della
natura, può fondarsi nell’imaginativa,
la qual finge a suo modo e commodo, e dove,
e come, e perché, onde si può vedere quanto dall’invenzione
oratoria differisce.
Resta a dire delle parti del
poema eroico e sua disposizione, onde si vegga che può
convenire con la disposizione oratoria e disconvenire,
[e] con l’istoria anco e
filosofia, perché tutti convengono
in questo; ma perché [si distingue] dal fine, che è
insegnare
in breve e con gusto quello che tutte l’altre arti
fanno con longhezza e
minor [gusto] e sovente con affanno,
sì d’imparare e di disporre i mezzi, i quali
consistono
in tutto il progresso del poema, favelleremo [e],
con esso, di tal
scuopo.
Egli deve essere un’azione principale e istorica; il
resto poi episodi e descrizioni
vere o favolose, come per
avventura Omero, avendo a dire la guerra di Troia,
poteva conchiuderla in queste parole: – Per il furto
d’Elena s’unirono i figliuoli
di Atreo e tutti i capi della
Grecia, e navigôrno a Troia, dove, stando intorno dieci
anni, finalmente patirono grande strage per lo sdegno
d’Achille, il quale, per
vedersi morto Patroclo da Ettore,
arse di nuovo sdegno, che avanzò il primo, e fece
guerra,
e ammazzò Ettore, onde ne nacque che Troia poi
fu agevolmente presa con la
stratagemma del cavallo –.
Il resto poi di quel ch’ei scrive, come il centauro di
Achille,
gli strali di Filottete, li gesti di Bellerofonte, le