Tommaso Campanella, Poetica, p. 382

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anco Ilio nell’Iliade, finendo ella nella sepoltura
d’Ettore e vendita del suo corpo da Achille a Priamo;
poi nell’Odissea si narra la rovina d’Ilio. Ma il Tasso,
facendo conquistare Gierusalem per principale intento
cantata, fa ben dir Gierusalem liberata; all’incontro l’Ariosto
non poteva né Il Ruggiero, né L’Orlando,
a cui quantunque dia il titolo di furioso, nondimeno
sono molto lontani il principio, mezzo e fine e gli episodi
alla furia d’Orlando.

Lascio star che il cavaliere, onde il poema è nominato,
deve esser più savio di tutti e più forte, e però non soggiace
alle violente passioni, né poi forsennato può stare,
sendo oggetto di virtù, massimamente per amore, con
che costoro si scusano, sendo inescusabile, perché Scipione
e Alessandro fûr sì continenti e forti in tali accidenti
amorosi, quale è meglio fare il capitano, che simili
ad Orlando furioso. Di più, di quell’eroe principale
si deve proponer di trattare, e in suo onore nella sua
maggior impresa finire la tragedia, come Virgilio d’Enea
e di Achille Omero e d’Ulisse. Ma l’Ariosto, in onor di
Ruggiero più si profonda e li fa l’ultima e maggior impresa
d’uccider Rodomonte; pur ad Orlando far far gran
cose in Biserta e in Lampedusa, ma [più] tosto tessute
come l’istoria di Polibio, che come ad un corpo di poema
pare si convenga.


[XIX. Gli ornati del poema].

Consiste dunque il corpo del poema nelle predette
parti; resta adesso colorirlo in modo che si renda vago
e ammirabile, acciò tiri gli uomini a leggerlo con gusto
e imprimerselo nella mente, donde prendano d’imitare
il modo d’un’ottima repubblica militare, un capitano,
un prudente vecchio e altri predetti, e infiammarsi,
dalli onori loro rapiti, di far quello che eglino fèrono virtuosamente
per la giustizia, e schivare i mali avvenuti
per l’ingiuste cause e al fine de’ buoni e de’ rei. E acciò
ne siate più certi del modo di conformarsi alla vita de’
grandi e d’instituire a sé e agli altri ottimo governo, leggete

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