Tommaso Campanella, Poetica, p. 387
non esser sottoposto a quella passione quanto gli altri.
Però sono
Agamennone, Nestore e Ulisse in Omero più
solleciti in tempo di gran bisogno, come sono
descritti
più convenientemente. Si suole ancora dipingere la posterità
bella, che
dal capitano e suoi eroi descende doppo
tanta impresa – la quale, come dicemmo, deve
importare
mutazione de’ secoli di ferro a quel d’oro, ché questo
è il proprio
soggetto del poeta eroico – nelle armi fatali,
come in quelle da Venere date ad Enea e
che trovò Rinaldo
nella sala incantata dell’Ariosto.
Le cose precedenti all’alta impresa, per l’intelligenza
della istoria – s’ella è vera
e quelle son certe – si devono
far narrare o da Enea a Didone, o da Ulisse a’ Feaci;
le quali, se non sono state appunto come doverebbono
e la memoria loro è spenta,
bisogna dipingerle con favole
a quel fine ritrovate, come sono le narrazioni digià
dette: ma sempre bisogna aver riguardo al verisimile
quando si finge. Lucano le
narra da dovero, sendo vere,
le cose predenti alla Farsaglia; il
Tasso le dipinge nelli
padiglioni di Goffredo, ma, perché nel modo induce
poca
verisimilitudine, perde il credito, perché fa che
Argante irato e Alete, a fare
l’orazione in presenza di
Goffredo, impostagli dal Soldano d’Egitto, entrando nel
padiglione dove aveva da riferire l’ambasciata, stessero
a mirare e a riconoscere
così minutamente l’imprese delli
sei anni innanzi variamente da’ Cristiani contro
Saraceni
fatte: il che in sì breve spazio e da uomini affaccendati
non è punto a
proposito, né verisimile che fusse
fatto. In Omero ancora par che ci siano di queste
inavvertenze,
quando introduce che Enea, nel mezzo della
battaglia, commune a
tutti i Greci con Troiani tutti, s’incontrasse
con Achille a caso e dicesse: – Io non
lasciarò
di combattere teco, perché sono stato nobile quanto
sei tu, perché nacqui
da Venere e Anchise –, e cominciasse
poi a narrare tutti li suoi antecessori,
cominciando
da Dardano sino a lui, e le descendenze de’ regi [e] de’
fratelli de’
regi troiani e i loro fatti, [e] così quelli d’Achille,
per far comparazione, onde
mostra che fussero
stati cervelli da fanciulli, a tempo che la guerra bolliva,