Tommaso Campanella, Poetica, p. 416

Precedente Successiva

per questo modo di trattare, giacché nel resto conviene
con ogn’arte parlatrice.

Benché la poetica si distingua dall’altre arti per il modo
di favellare e trattare le materie medesime, sì come la
logica e la metafisica e rettorica secondo Aristotile, nondimeno
i poemi si distinguono dalle materie poeticamente
trattate, alle quali, più e meno gravi essendo, diversi
numeri s’accoppiano. Però il poema eroico si scrive
con versi esametri greci e latini, fatti di sei piedi –
come per l’Arte versificatoria che sappiate presuppongo,
la quale è introduzione della presente –, e la satira pure,
che con versi si scrive: però dall’epopea per la materia
[si distingue], come l’arte dimostrativa dalla diffinitiva,
benché ambe siano logica secondo i Peripatetici. Il tragico
dà nel iambico, detto così perché consta di quattro
piedi iambi, assai grave e atto ad esprimer morti e
miserie tragiche. La commedia, perché esprime affetti e
uomini communi e manco gravi, ha ricevuto versi lunghi
di molte maniere; benché il prologo faccia di iambi,
gli atti nondimeno ricevono i peoni, anapesti e tribacchi
e simili piedi accoppiati alla materia del parlatore.
Il lirico si serve di versi falleuci e saffici e asclepiadei
– così detti dagli inventori, come si vede – molto atti
alla lira. L’elegiaco si fa d’esametri e pentametri, in ognuno
de’ quali si finisce la sentenza, come si vede osservato
in Tibullo e in Ovidio. Gli altri poemi, secondo
che a questi s’avvicinano, s’imprestano il numero dal simile
e più vicino: la georgica, bucolica e satire, per aver
qualche gravità, con l’eroico; versi eroici erano le lettere
e l’arti d’amori, che gli elegiaci si scriveano.

Ma i nostri Italiani non hanno potuto ancora trovar
il modo di far versi misurati in quella maniera dei Latini,
che si dicono piedi, e benché si siano affaticati alcuni
gentili spiriti guidati da Claudio Tolomeo senese,
avvenga che facessero bene, pure, per l’usanza delle nostre
orecchie in questi versi nate rimanti, li quali hanno
estinto con la stirpe magnanima del Lazio la lingua ancora,
non abbiamo potuto distaccarsi da questi modi di
parlare in rima, così ancora come noi non abbiamo potuto

Precedente Successiva