Tommaso Campanella, Poetica, p. 421

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però in tutte le lingue vien dipinta aperta; e se l’aria
non ha così libera uscita, ma si ribatte un poco nel palato,
fa la lettera e figura «e», la quale si può stringere e
allargare, secondo che più o meno in fuori si estende:
però nella mia lingua ci manca la «e» picciola. La «i»
si fa attenuando la voce con farla entrare, doppo che esce
dalla compressa arteria, quasi nelli meati che rispondono
al naso: però è segnato lungo e stretto per lo grave
e acuto spirito che lo «i» vuole, e per punto sopra il
ribombo che fa nel naso. Quando poi si pronunzia col
fiato uguale in tutte le parti della bocca slargata in tondo
e nell’estremo alquanto conglobbare delle labbra, si
fa la «o», e perciò tondo si scrive; ma nella nostra lingua
manca lo «o» piccolo, il quale tiene la rotondità
nell’esito della bocca, ma non nel mezzo, come la «o»
grande, come di questa parola «popolo» il primo si slarga
e il secondo si stringe. Questo medesimo fiato, sendo
stretto dalle guance alquanto più nella parte inferiore,
che superiore, ne fa la «u», perciò così scritto, e par
che nella parte interna si gonfia la bocca e nell’estremo,
verso le labbra, si chiuda per questa lettera.

Or, quando avete da significare alcuna cosa, o grande,
o piccola, o esagerando, o abbassando, ecc., vi servirete
di quelle voci, che ricevono vocali, o di più fiato,
o di meno, o largo, o tondo, o acuto, o grave, secondo
la somiglianza della cosa detta e dell’affetto del dicente.

Le consonanti poi, altre si pronunziano con le labbra,
come la «p», «b» ed «m»; il primo quando batte
e incontra quel di sotto, il terzo quando egualmente
in fuori si chiudono; sono atte queste lettere a cose
vergognose e timorose, onde il Petrarca fa un verso
per dimostrare la sua vergogna:

Di me medesmo meco mi vergogno.

Altre con la punta della lingua e denti, come «d»,
«c», «t», buone a significare intrighi, contenzioni, travagli
e imprese. Altre si formano col palato e con la lingua
battente la parte del palato bassa più vicina a’ denti,
la «l» la più alta del mezzo, la «g» più a dietro con

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