Tommaso Campanella, Poetica, p. 422

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la lingua piena e con le guance unite, la «q» col principio
della lingua e col palato, dove sta la columella;
altre poi col dente e i labbri di sotto, come fa la «f»,
atta a cose gonfie e che significa maestà. Alcune si pronunziano
con la lingua tremante e vibrante al palato,
come la «r», buona a cose aspre e rigide; altre col soffio
e con li denti chiusi, come da «s», che perciò si dice
semivocale, buona a cose mobili, strisciante e fugaci.
Ci sono la «x» doppia consonante, perché di «c» ed
«s» par composta e del loro fiato si figura, ma in italiano
non si trova; e per due «ss» ci suona la «z»,
perché, cascando il fiato, al naso elevato e dalla punta
della lingua riflesso, nel palato, a canto dove si pronunzia
il «c», figurato divenga: e questa serve a cose tenaci
e aspre e schife e che ci cagionano contristazione
nello spirito.

Nondimeno non bisogna essere superstizioso in queste
osservanze, ma osservarle tutte nelle materie occorrenti,
secondo il possibile.

Si deve avvertire che noi manchiamo d’alcune lettere,
come d’una simile alla «gh», della quale ne serviamo
per essa quando diciamo «veghia», dove non si pronunzia
come nel dire «negligente»; e la «g» di «gleba» e
di «figli» è diversa: però, o manca la «g», o ci bisogna
ancora di una lettera simile, come del «c», perché
non si pronunzia «occhi» e «tocchi» nel medesimo modo
nella seconda sillaba; manca similmente una lettera, perché
altrimenti si pronunzia «gratia» di «grati», e perché
alcuni moderni usano la «z» in luogo del «t»,
dicendo «grazia», non basta, perché fa un altro suono,
e più tosto farà bisogno inventare una figura mezzana
tra la«t» e la «z», ch’avesse più spirito di essa «z»,
onde altri n’aggiongono la «t» e la «z» insieme; e
quella regola, che dice la «t» potersi pronunziare a
modo di «z» quando alla «t» segue un’altra vocale,
è falsa, come appare in quella parola «natìo» e «Antioco»,
dove si pronunzia con semplice «t».

Però, seguitando il mia parere, la «e» è chiusa
di sopra e sarà la grande; la piccola poi sarà la medesima,

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