MIRELLA CAPOZZI
Giudizi e categorie: i limiti e le prerogative della logica formale
kantiana
Villa Mirafiori, 3 marzo 2003, ore 16,30
La deduzione metafisica nella Critica della
ragione pura
assegna alle funzioni di giudizio un ruolo prioritario ed euristico
rispetto
alle categorie. Tuttavia, nel corso della deduzione trascendentale Kant
afferma
che «la forma logica di tutti i giudizi consiste
nell’unità oggettiva
dell’appercezione dei concetti in essi contenuti». Sembrerebbe
allora
che i giudizi debbano la loro stessa forma logica alla
possibilità d’essere riferiti, grazie all’unità oggettiva
dell’appercezione, alla struttura del pensiero e alle sue categorie.
L’esame ravvicinato dell’opera di Kant e del corpus delle sue lezioni e
riflessioni logiche porta a concludere, invece, che egli riconosce
effettivamente una certa autonomia e priorità alla
facoltà logica di giudicare (e con essa all’intera logica
formale), eliminando il sospetto di averla utilizzata come mero
espediente espositivo, e non come autentico filo conduttore nella
scoperta delle categorie. Naturalmente questo riconoscimento di
priorità non evita alla logica formale il prezzo che Kant le
impone sempre di pagare: l’incapacità di occuparsi dei contenuti.