PRINILIESI

Leone Ebreo

Dialoghi d’amore (1a ed.: 1535)


Edizione di riferimento: a cura di Delfina Giovannozzi (2008)

Messa a punto del pdf per l’ipertesto: Annarita Liburdi

Percorsi tematici: Delfina Giovannozzi

Leone Ebreo, Dialoghi d’amore, a cura di Delfina Giovannozzi, introduzione di Eugenio Canone, Roma-Bari, Laterza, 2008, xxviii, 375 pp.

Pubblicati postumi a Roma, per i tipi di Antonio Blado, nel 1535, i Dialoghi d’amore di Leone Ebreo rappresentano un momento di assoluta eccellenza nell’ambito di quel genere ‘ibrido’ che va sotto il nome di ‘filosofia dell’amore’ - risultato di una continua e feconda contaminazione tra filosofia e letteratura - che si origina sul finire del Quattrocento con la pubblicazione del commento di Marsilio Ficino al Simposio di Platone (l’edizione a stampa del testo latino risale al 1484, mentre il volgatrizzamento - curato dallo stesso autore - vede la luce soltanto nel 1544, a quasi cinquant’anni dalla morte di Ficino, avvenuta nel 1499).

I Dialoghi di Leone Ebreo ebbero uno straordinario successo editoriale nel corso del xvi secolo: numerose edizioni si susseguono dall’anno della princeps agli inizi del Seicento, nonché traduzioni in francese, latino, spagnolo. Il testo viene citato ripetutamente negli ambienti letterari italiani, ma ha un’eco notevole anche Oltralpe ed è ricordato nelle Lusiadas di Camões, negli Essais di Montaigne, nelle liriche amorose di John Donne, fino al Quijote di Cervantes.

Il testo riprodotto in pdf è quello dell’edizione da me curata nel 2008 e segue il testo messo a punto da Giacinto Manuppella e pubblicato a Lisbona nel 1983 per l’Instituto Nacional de Investigaçâo Científica. Quello proposto dallo studioso portoghese è il testo risultato dalla ricognizione dell’editio princeps dei Dialoghi, di alcune tra le più autorevoli stampe successive, dell’edizione del solo dialogo ii curata da Leonardo Marso (senza data né indicazioni tipografiche, che Manuppella considera la prima, anche se parziale, edizione a stampa dell’opera) e di tre codici apografi del solo dialogo III (Biblioteca Apostolica Vaticana, Codici Patetta 373 e Barberiniano Latino 3743; British Library, Codice Harleyano 5423). Del terzo dialogo si conservano inoltre altri due manoscritti (Ascoli Piceno, Biblioteca Comunale ms. 22 e New York, Columbia University, Butler Library, ms. Western 22), segnalati da Paul Oscar Kristeller in Iter Italicum (1990). L’edizione di Manuppella assume inoltre come punto di riferimento il testo stabilito da Santino Caramella e pubblicato nella collana «Scrittori d’Italia» dell’editore Laterza nel 1929. Si è riscontrato sistematicamente il testo critico di Manuppella con la stampa cinquecentina, utilizzando l’esemplare ristampato anastaticamente nel 1929 da Carl Gebhardt (Bibliotheca Spinozana, curis Societatis Spinozanae, tomus III); si è inoltre tenuto presente – soprattutto nei punti più controversi – il testo dell’edizione Caramella. Allo scopo di proporre un testo omogeneo, sottoposto in ogni sua parte alla stessa revisione stilistica e quanto più possibile vicino a quello che ebbe ampia e fortunata circolazione lungo tutto il xvi secolo, si sono riproposte le lezioni attestate nella princeps nel caso in cui le varianti accolte da Manuppella non fossero necessarie a una migliore intellegibilità del testo, ma restituissero semplicemente una fase antecedente alla sistematica ripulitura linguistica cui esso fu sottoposto, compiutasi soltanto nell’edizione a stampa. Si è intervenuti inoltre sulla punteggiatura, modernizzata secondo le esigenze di comprensione e di sintassi; si sono utilizzate le virgolette caporali (« ») per le citazioni all’interno del testo e gli apici (‘ ’) per le citazioni all’interno di citazioni; si è utilizzato il corsivo per i titoli di opere, le parole latine, i termini e le espressioni che si volevano evidenziare, per esempio la prima occorrenza di sintagmi particolarmente carichi di significato (anima del mondo, primo fattore, sommo bello, primo motore, somma sapienza). Nel corpo della parola si è ricorsi all’accento nel caso in cui questo servisse a evitare equivoci, utilizzando l’accento grave in caso di suoni aperti (dèi) e l’accento acuto nel caso di suoni chiusi (séguito); si è posto l’accento anche sulla vocale tonica dei plurali che potevano generare equivoci (princìpi, prìncipi). Si è modificato l’uso delle maiuscole – quanto mai incostante nell’edizione cinquecentina – limitandolo ai nomi propri, ai nomi dei pianeti, al Sole, alla Luna e alla Terra; si è optato per la forma minuscola di termini quali divinità, dèi ecc. Nella presente edizione i nomi dei due interlocutori dei dialoghi figurano in maiuscoletto, seguiti da un doppio spazio e da un punto, in luogo del grassetto utilizzato nell’edizione portoghese. Le parentesi quadre ([ ]) segnalano l’intervento dei curatori a integrazione e correzione del testo.

Si riportano di seguito – a titolo esemplificativo – alcune modifiche introdotte rispetto all’edizione di Giacinto Manuppella, raggruppate per tipologie (a sinistra del simbolo > si indicano il numero di pagina, la linea e la lezione dell’edizione di Manuppella, a destra la lezione accolta nella presente edizione):

a) integrazioni o espunzioni sulla base dell’editio princeps:

p. 6,26 Questo medesimo > p. 11,11 Questo medesimo difetto
p. 6,27 quella che è > p. 11,11 quella cosa che è
p. 39,1 beati e intelligenzie separate > p. 46,17 beati angeli e intelligenzie separate
p. 53,6 vorrei che ti > p. 59,7 vorrei che tu ti
p. 248,29 l’amore è figlio > p. 273,1 l’amore onesto è figlio
p. 240,23 Elia sono > p. 263,29 et ancor santo Giovanni Evangelista
p. 307,9 belli suoi amatori > p. 353,23 belli li suoi amatori
p. 310,16 fine, de le delettazioni > p. 339,1 fine le delettazioni.

b) interventi e integrazioni congetturali:

p. 5,3 che, se m’ami > p. 9,23 ché, se m’ami
p. 10,27 nasce immediate nuovi desii > p. 15,15 nasceno immediate nuovi desii
p. 75,34 facile d’assolvere > p. 84,12 facile da solvere
p. 287,31 bellezze incorporee intellettuali, – > p. 314,18 bellezze incorporee intellettuali [li fa belli],

c) lectiones della princeps preferite a quelle di Manuppella, considerate ipercorrettive:

p. 26,7 attraerci > p. 32,6 tirarci
p. 133,15 celesti > p. 149,30 celestiali
p. 149,6 eserceno > p. 165,19 esercitano
p. 186,25 maniera > p. 206,4 modo
p. 191,28 solum > p. 211,17 solo
p. 201,3 carenzia > p. 221,9 mancamento
p. 204,11 in infinitum > p. 224,28 in infinito
p. 212,18 germinazione > p. 234,2 generazione
p. 213,28 filosofale > p. 235,16 filosofica
p. 219,14 obietto > p. 241,20 oggetto
p. 245,1 processione > p. 268,32 derivazione
p. 261,12 estratto > p. 286,10 cavato
p. 266,7 opulento > p. 291,23 ricco
p. 267,1 indigente > p. 292,18 bisognosa
p. 267,9 indigenzia > p. 292,26 mancamento
p. 268,26 società de l’indigente > p. 294,9 compagnia de la bisognante
p. 268,32 Venere minore > p. 294,15 Venere inferiore
p. 279,16 provengono > p. 305,22 derivano
p. 285,18 arrembandosi > p. 311,38 accostandosi
p. 304,14 «In principio creauit Deus» > p. 332,16 «In principio creò Dio».

d) lectiones della princeps preferite a quelle di Manuppella perché ritenute più corrette:

p. 59,27 inclinazioni naturali «amore sensitivo»? > p. 66,5 inclinazioni naturali e sensitive, amore?
p. 81,25 conservargli > p. 90,30 conservarle
p. 84,7 sensi > p. 93,33 senso
p. 91,7 quella sorte > p. 101,18 questa sorta
p. 163,18 la luce da l’intelletto > p. 181,14 la luce de l’intelletto
p. 163,18 de la parte superiore > p. 181,14 da la parte superiore
p. 188,3 (come lui vuole): inferire > p. 207,23 (come lui vuole inferire)
p. 221,4 resplendore > p. 234,10 resplendere
p. 265,22 essendo cenati > p. 290,34 avendo cenato
p. 313,5 belle e non buone > p. 341,34 buone e non belle.

Riguardo alla messa a punto del testo dei Dialoghi d’amore e a problemi di critica testuale si vedano, in particolare, C. Dionisotti, Appunti su Leone Ebreo, «Italia Medievale e Umanistica», II, 1959, pp. 409-428; P. Trovato, Con ogni diligenza corretto. La stampa e le revisioni editoriali dei testi letterari italiani, 1470-1570, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 193-196. Per taluni aggiornamenti bibliografici e indicazioni di fonti, si segnalano inoltre l’edizione della traduzione francese cinquecentesca di Pontus de Tyard: Léon Hébreu, Dialogues d’amour, texte établi par T. Dagron et S. Ansaldi, introduction et notes explicatives par T. Dagron, Librairie Philosophique, J. Vrin, Paris 2006 e la traduzione inglese: Dialogues of love, translated by C.D. Bacich and R. Pescatori, Introduction and notes by R. Pescatori, Toronto, Buffalo, London, University of Toronto Press, 2009.

vai al testo