Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 311
Campanella, che lo fe’ impazzire: brugiò il letto, e lo trovaro la
mattina mezzo morto, e pazziò cinquanta dí. Questi libri sono
poi andati all’Arciduchi e a Spagna e Roma, e per tutto si leggono
con ammirazione.
23. Furo poi tormentati tanti religiosi e secolari da cinquanta, e
nullo confessò cosa alcuna; e fra Dionisio, della cui bocca deponeno
Bibbia e Lauro, negò ogni cosa in tormentis. E quelli tanti di
Catanzaro chi rivelaro, indotti da Bibbia e Lauro a parlar a fra
Dionisio per poter dire averli parlato, e molti di loro, chi non
avean parlato al fra Dionisio, ricevettero la cartella dalli predetti di
come avean a dire tanto, perché pensavano farsi ricchi e titolati; et
dicebat vir ad proximum suum: – Frate, intendo che vi volete fare
conti e marchesi, e a me non mi chiamate se non alli guai –; e cosí
receviano la cartella di quel che dovean rivelare; e altri, per prevenir
li nemici di lor fazione e vendicarsi e aggrandirsi, tanto che furo
assai piú di trenta revelanti chi non aveano mai parlato a fra
Dionisio, e tutti son singulari nel testificare; e pagò Giovan Tomaso
di Franza poi duecento tallaroni a Xarava in Castel dell’Ovo
perché lo mettesse nel numero di revelanti, dove anche donò le
cartelle a Mario Flaccavento e a Tomaso Striveri, chi non erano
stati esaminati in Calabria, di quello aveano a dire; e tutti questi
revelanti, fuorché Bibbia e Lauro, ebbero il tormento come complici,
e negaro, e fur liberati essi e tutti gli altri secolari e laici, e per
la burla fattali dissero publicamente tutta la vigliaccheria usata da