Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 39

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ogli aromatici; e il sudore anche leva quell’infetto vapore, che
putrefà il sangue e le midolle. Né tisici si fanno, per non esser
distillazione che cali al petto, e molto meno asma, poiché
umor grosso ci vuole a farla. Curano le febri ardenti con acqua
fresca, e l’efimere solo con odori e brodi grassi e con
dormire, o con suoni e allegrie; le terzane con levar sangue e
con reubarbaro o simili attrattivi, e con bevere acque di radici
d’erbe purganti e acetose. Di rado vengono a medicine
purganti. Le quartane son facili a sanare per paure sùbite,
per erbe simili all’umore od opposite; e mi mostrâro certi secreti
mirabili di quelle. Delle continue tengono conto assai, e
fanno osservanze di stelle ed erbe, e preghiere a Dio per sanarle.
Quintane, ottane, settane poche si trovano, dove non ci
sono umori grossi. {I Solari} Usano li bagni e l’olei all’usanza antica, e
ci trovâro molto più secreti per star netto, sano, gagliardo. Si
forzano con questi e altri modi aiutarsi contro il morbo sacro,
ché ne pateno spesso.
Ospitalario. Segno d’ingegno grande, onde Ercole, Socrate,
Macometto, Scoto e Callimaco ne patîro.
Genovese. E s’aiutano con preghiere al cielo e con odori e
confortamenti della testa e cose acide e allegrezze e brodi
grassi, sparsi di fiore di farina. Nel condir le vivande non han
pari: pongono macis, mèle, butiro e con aromati assai, che
ti confortano grandemente. Non beveno annevato, come i Napolitani,

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