Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 558

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il qual ti tiene sopra una onghia in Orbitello, una in Piombino, una
nell’Elba, una in Porto Ercole, una in Porto Talamone, infisse nei lati
tuoi fortemente, o Granduca. E in tanto non t’ha devorato, in quanto
è impedito d’altri, li quali estinti, tu del tutto sarai devorato. O infelice,
perché non ti liberi? Anzi sei tanto negligente del tuo bene, e
amico della tua ruina, che doni a Spagnoli quattromila soldati, quando
han guerra in Italia, perché possano presto vincere gli altri e poi subito
devorar te. Eh, dove <è> la prudenza medicea? Cacciati dal dosso
questi artigli, e riconosci ormai, che non ci è altro liberator per te che
la Francia, come ben seppero i tuoi antecessori, in particolare il granduca
Ferdinando.
Art. 12
Argomenti a Genua.
A Genua si può dire che fu padrona di molti paesi quando
navigava per sé in oriente e a settentrione, e prese Acri, Tolemaida,
molte parti di Soria e d’Egitto, e molte isole dell’Arcipelago, e il
Mare Eussino con Caffa, e il re di Napoli, anzi Venezia, venne intra
i suoi artigli. Ma dopo che si fece schiava di Spagna, ha perduto
queste signorie e tutto il suo splendore. E quanto guadagna e
raccoglie da regni di Spagna, tanto e più è forzata a dare al re di
Spagna. Il qual già li deve 60 million d’oro, e non li renderà
mai. Ma lascia i Genovesi con speranza di ricuperarlisi da tributi de
suoi vasalli dati a lei in preda, e scarica da sé l’odio in essi, li quali
fra tanto fan odiosa Genua a tutti popoli, come rapace, iniqua, e

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