Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 104

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quia iuditia habetis, quare non magis iniuriam accipitis vel
fraudem patimini? etc.», e pur permette li tribunali per la
fragilità e necessità. Dunque, avendo Christo ordinato che il
maggiore sia di tutti ministro e come fratello più savio, intendea
togliere via questa punitiva giustitia, perché non ci n’è
bisogno, dove regna la charità: ma mancando quella, è necessaria
la giustitia punitiva. Ma la distributiva degl’uffitii e fatiche
e beni, e li reciprochi aiuti, solo son proprii della charità,
per cui tutti i membri si compatiscono e congaudeno et aiutano
scambievolmente, come era prima nel clero, et hoggi in
molte sante religioni, benché per tutte la vendicativa hoggi
camina, perché non si sopportano li peccati l’un l’altro, e spesso
son gravi eccessi, che non si denno sopportare.
Gl’altri ordini sopraposti sono consigli nobilissimi et assai
naturali, agl’huomini perfetti di bontà. E certo, si osservassimo
tutti queste cose, saria una santità, innocenza e felicità
grande, perché cesseria la lite, la fraude, l’odio, la vendetta,
e vol dire Christo che se tu tratti con santi, come tutti li
ragionevoli, cioè christiani, deveno essere, a chi ti toglie il
manto o ti percote devi cedere, e non contendere, perché hai
d’imaginarti che quello ama il prossimo come se stesso, e che
per gran charità si move a far quel che fa, o per fragilità e
ignoranza, e merita perdono. Dunque o come al padre et al
fratre dovemo cedere, o come al fanciullo, coi quali non litigamo,
ma condescendemo, e se non è christiano, ma perverso
huomo, devi pur cedere per farlo buono, perché quello arrossisce
di vergogna vedendo tal patientia. Però se tu contendi,
fai come egli fa, dunque imiti lui, dunque pigli da lui leggi,
dunque sei tu vinto che pigli leggi dal vincitore; ma se tu
cedi, esso lascia di contendere, e fa quel che tu fai, adunque
piglia leggi da te, et è vinto, e di crudo si fa mansueto.

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