Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 134

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per cui Dio fece il Mondo, s’incarnò, e dice che era appresso
Dio, quasi distinto da lui. Poi dice che «erat Deus verbum»
per mostrar l’unità essentiale con la distintione personale etc.
Hor creduto che in Dio ci può star distintione e trinità,
segue esser conveniente che Dio si mostri agli huomini in
forma di huomo vera, poiché in apparente si mostrò a molti,
e che l’infinito Dio non si finisca in questo, perché non si
contrae nell’huomo, ma assume a sé l’humanità per instrumento
delle sue attioni. /Et Aristotile et Averroè, patre di
Macchiavellisti, e pur Avicenna et Alessandro, ponendo uno
intelletto nella sfera de l’huomo, fanno che quello si congiunga
a noi senza concretione e finimento, in quel modo che Dio
essere all’humanità unito noi diciamo. Dunque essi son forzati
a crederlo per cosa possibile, mentre in tutti gl’huomini
una mente con Anassagora, o Colcodea o Intelletto o Dio
incarnarsi fingono. Il che a stoici e pittagorici alquanto più
conviene.\
Creduta poi questa incarnatione, tutto il resto va per via di
ragione: che nasca di vergine a Dio conviene; che resusciti,
vada in cielo, faccia li miracoli, e che moia e patisca tanto
convenne all’humanità, e tutto si risolve de facili.
La dottrina del sacramento de l’altare mi parea forte: ma
chi crede Christo esser Dio et ha testimonii quattro

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