Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 135

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evangelisti, e san Paulo cinque, che dicono «est corpus meum»,
e «panis quem ego dedero caro mea est etc.», è sfacciatagine
negarlo. E si dicon che è in segno, non in re, io dico che
conviene a Dio lasciar segno sustantiale e non accidentale come
cerchio di taverna, e che tutto possa stare nel Dialogo c’ho
fatto contra Luterani è dimostrato.
Dà il Re titolo di conte ad uno, e quel tutto si muta di abiti
e di pensieri, e Christo dando al pane titolo di corpo suo, non
farà in quello mutatione intrinseca maggiore s’egli è Dio? Di
tutte queste cose ho fatto libri secondo la retta filosofia, talché
io sto sicuro che quanto Christo lasciò nella credenza religiosa,
tutto è verità possibile in filosofia, e certa in theologia
per miracoli e sangue, e per tanti testi degni di credito, che
l’hanno visto e toccato, e fatto toccar ad altri.
E certo chi dubita della bontà di Dio verso noi, e della
providenza, colui dubita di questi articoli; ma chi mira che
Dio senza haver bisogno delle creature le fa e governa,
può ben credere che senza bisogno può incarnarsi et aiutarci e
mostrarsi a noi.
E se dici che fece il Mondo per suo bisogno e gusto, pur
devi dire che per lo medesimo bisogno e gusto si sia incarnato,
se tu poi intendere magnificamente questo. Imperoché
tutti confessamo Dio essere in ogni cosa senza divisione sua,
dunque è in questa penna che scrivo, e non è finito in questa
penna, e così non è finito dal corpo humano a sé congiunto,
né dal Mondo, né da cosa alcuna: perché le cose sono in lui, e
non egli in loro, altamente pensando.
Se tu dici: che bisogno havea Dio d’incarnarsi? Non potea
egli da sé salvar le genti senza avvilirsi? Già ti l’ho detto che
non è viltà, ma nobiltà sua con questa maniera vile a noi far
cose tanto grandi, e che tutte le creature sendo effetti suoi,
non si avvilisce congiungendosi a loro in qualche modo novo,

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