Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 147

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meritamente dovea esser riverito per Dio, come Mosè e san
Pietro e li profeti santi, e credo che molti ne furno buoni, e
senza errore furno adorati da Gentili, si non li teneano quelli
per supremo Dio.
Trovai poscia fra l’antichissimi Dio essere stato appellato
Iove, e però gl’hebrei Ieova ancora lo chiamano, così lo chiamò
Abramo, che fu caldeo, e Belo, padre di Nino, monarca di
Assirii, fu il primo a cui fu dato nome di Iove, cioè di Dio, e
qui cominciò l’idolatria, e poi ad Osiri egittio, e poi ad Aptera,
figlio di Saturno, in Candia per l’opere loro illustri, et
affetto di posteri.
Ma li filosofi sempre di ciò si burlaro. Socrate per non
giurare per Giove e per li Dei morti, solea giurar per canem, e
sendo notato d’empio, rispondeva che giurava per il cane Dio
de gl’Egittii, quasi volendo dire in suo senso che era gran
stoltitia tener per Dii li huomini morti e le statue, e che tal
dignità più alli cani si converria, che son vivi.
Qui vedi quanto fu grande la empietà di Ieroboam, che
adorò le statue del vitello, e questa et ogni altra impietà nacque
dalla ragion di stato, perché il suo populo non andasse ad
adorare in Ierusalem il vero Dio, e non ritornasse il regno
tutto a Roboam, Re di Gerosolima.
E tutte queste impietati fur dall’antichi usate per far il popolo
ignorante e vile schiavo a Dei vili, perché essi più facilmente
potessero dominarlo.Perché invero non si può tiranizare

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