Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 18

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angeli, onde si assicurino dell’altra vita, più volte, sogliono
tornare alla religione pia con verità, ma troppo di rado\.
6. Son poi li filosofi che stan nella lege de la natura, come
elli capir la ponno, e pensano o che ogni legge sia vera nel suo
senso, e che Dio tutte le auttoriza con miracoli, e profeti, e
martiri per benefitio di diverse genti, alle quali altre, altre leggi
convengono; e che l’inganno è permesso dal Creatore che
governa il Mondo con varii modi secondo il costume de la
Nation comporta.Ma che la legge de la natura a tutti
comune è la vera e certa, /e nelle cose sopra naturali o non ci
credono, o credono a tutte di tutte leggi, o stan sospesi nel
darne sentenza; e che, si dopo morte ci è altra vita\, alli filosofi
più si conviene, che non si ostinano alle sette humane e
credenza delli Dei, ma solo servino alla prima causa con l’affetto
buono, et opere oneste, e benefiche al genere humano.
Questi non fanno altrui male, perché la virtù nol consente
e perché non desiderano honori, o robba, e vitto più che
la natura prescrive; per consequenza non han occasion di far
male, ma vivono contenti del poco, e godeno de la contemplatione,
e si stimano più che Re, e Papa, e Monarca, come
essi, e non questi, sapessero il vero bene, e la fruition di
quello.
Di tal maniera {di filosofi} appena 4 ne trovai nel presente secolo, e per
tutte l’istorie appena 25, perché io mai nel numero di filosofi
quelli ho scritto, che studiaro per vender la dottrina nelle scole
o nelli tribunali: perché invero son tutti sofistici scientiati
in apparenza, contentiosi, e di avaritia et ambitione
oppressi a non poter verità intendere. Né chi filosofa per scrivere

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