Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 182

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e così molti altri capi di sette delle Nationi, e si vede
che con astutie ingannaro, giaché Minos 12 anni stette intra
una grotta, fingendo parlar con Giove, e disse che egli era suo
figlio, e quivi scrivea la legge, e la dava poi al popolo per mezzo
di Radamanto, suo caro amico, che serviva al negotio.
E certo trovai che tutti quanti huomini, possenti di lingua
e di valore, nelli magni articoli di tempi capi di sette si fingono
essere Dei o figli di Dio, per astutia diabolica di oscurar
quella verità che si aspettava. Così Enea, figliuolo di una puttana
di suo padre, si fa figlio di la Dea Venere, perché è capo
di secolo, e Romolo, figlio di una monaca vestale e di
un sacerdote, si finge figlio di Marte per fondar Roma in buoni
auspicii et obedientia. Alessandro Magno, perché li popoli
si sogiogassero a lui, si finse figlio del dio Amone, e Ciro si
fe’ dir commissario di Dio, e Nabucdonosor Dio per dove
andava Oloferne si facea predicare, e così si può pensare di
Osiri, e di Belo, e di Mercurio e di simili Dei antichi fatti da
sé, e poi da l’opinion del vulgo ingannato. Lo stesso pretende
hoggi Fassiba nel Giappone etc.
Molti finsero miracoli, e morendo fecero nasconder li corpi
loro, perché si credesse che in cielo fussero traslati. E questo
paragone fa parere alli Macchiavellisti e peripatetici dubbioso
Christo e Mosè, che dissero esser l’uno figliuolo, l’altro
messagiero di Dio, e li corpi loro non comparsero, come neanco
quelli di Enea, né di Romulo, che Livio dice che per
questa causa fu ascosto dalli senatori, che fusse creduto che

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