Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 192

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Io, quando penso a questa costanza e sicurezza provata
con miracolo e sangue, mi stupisco, et atterrisco, né posso
altro dire si non che dicevano verità certissima imparata in
cielo e non in terra.
Mira poi questa maraviglia, che Christo non promette a
loro beni temporali, come Mosè; né signorie e possanza, come
Macometto e gl’altri legislatori; né catedra di honori, di sapientia
humana come li filosofi, ma promette guai, carceri,
afflittioni, pressura e morte: ma che non temano, perché li
capelli loro son numerati da Dio, né caderà uno senza la sua
voluntà. Dunque si moriranno per far la voluntà di Dio, non
temano quelli che occidono il corpo, ma solo Dio, che può
l’anima mandare alle pene eterne, e con queste promesse, e
morendo lui stesso, il che dovea farli perder l’animo, e fuggir
quella dottrina come veneno mortifero, fece tanto gran frutto.
Io molto ben penso che tali promesse non si ponno con
parole persuadere a quelli alli quali promette guai, ma che
veramente gl’assicura con miracoli evidenti, né bastaro
quelli, ma l’infuse poi lo spirito santo con sì stupenda maniera,
e li fece veder se stesso resuscitato et ascendente in cielo,
per assicurarli che essi pure resusciteranno et anderanno in
cielo. Cose che né Mosè né altro al mondo ha fatto con i suoi.
Hor come è possibile che gl’apostoli predichino la resurrettione
et ascensione, ingannando se stessi e gl’altri? Se ingannavan
gl’altri, non cercavan il martirio e li guai per se stessi, e
se ingannavan se stessi non facevan miracoli; né si può fingere
in che modo della resurrettione et ascensione altri gl’havesse
delusi. Con quanto ardire dice san Pietro: «Non doctas fabulas
secuti notam fecimus vobis Christi virtutem et sapientiam,
sed speculatores magnitudinis illius effecti», e narra la
trasfiguratione del monte Tabor e la voce che udio, e s. Giovanni:

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