Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 222

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quinto sigillo, e Calvino la quinta ampolla de l’ira di Dio, e
tutti accordeno con l’Alcorano più che col vangelo. Si aspetta
dunque quella renovatione di Brigida, e di Caterina, e d’altri
santi predetta. E Roma patirà in questa secondo avvento
quel che patio Gerosolima nel primo: «Milvus in coelo cognovit
tempus suum, turtur et etc., populus autem meus
non cognovit tempus visitationis suae. Quomodo dicitis:
sapientes nos sumus et lex Domini nobiscum est? Vere mendacium
operatus est stilus mendax scribarum». Chi non
vede questo è orbo: «Faciem coeli nostis iudicare; hoc autem
tempus quomodo non agnoscitis?» Li scrittori falsi venduti
ingannano questo secolo, cercano di occultare la dottrina
evangelica, di estinguer la profetia, di autorizar li secolari,
di gittar a terra il papato, perché non possa stringersi a
riforma e riconoscimento del vero. E questo più mi assicura
della verità del vangelo. Questo scandalizza il macchiavellista,
e me edifica, perché vedo adempire le profezie: «Sicut
in diebus Noe capiet eos». Dico con la mia bella Catarinella:
«O Dio Amore, adimpisci presto i desiderii di servi
tuoi», e con san Giovanni: «Veni Domine Iesu», mi risponde:
«Venio cito». Di questo cito si burlano li miscredenti,
ma non sanno che centomila anni rispetto all’eterno
sono un punto. Dicono che si ingannaro li patri che aspettavan
il giuditio, come Tertulliano, Clemente, Ireneo, Origene
et altri.

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