Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 223

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Io rispondo che questi patri sapeano che la corona si aspetta
a quelli che «diligunt adventum eius», che d’alcuni segni
argomentaro il fin del Mondo: ma hebbero la cronologia falsa
e non haveano visto li segni ultimi in sole, luna et stellis. Ma
non però la fede di Christo è bugia. Anzi questo par che sia
venuto proprio come egli disse «sicut fur in nocte»: che se
venia quando li patri pensaro, era a tutti manifesto. Ma questi
che odiano la venuta del signore, perché hanno a rendere conto
delle loro opere empie, per ogni ragioncella si persuadeno
che sia bugia: come avviene ad ognuno che odia una cosa per
poco argumento la reproba e discrede. Ma di queste cose non
può il politico accertarsi mai se non lascia l’amor proprio, e
non considera gl’effetti di Dio ammirabili, per tutte le scienze
esaminando le leggi di cieli e della natura inferiore e degli
huomini senza interesse, ma solo per riconoscere Dio.
Son certo pure che ci son prelati santi e persone sante, ma
non a copia come prima, perché siamo nella feccia, e Dio vol
empir la botte di vino nuovo.\
Dir che Christo finse li miracoli è follia, come sopra si è
mostro, che né esso né li discepoli potean esser ingannatori né
ingannati per buona esamina.
È anco follia dir che finse esser figlio di Dio incarnato,
perché è già possibile a Dio il modo, come di sopra si è detto,
e poi li peripatetici erranti non ponno negarlo, poiché confessano
altri l’intelletto agente, come Afrodiseo e seguaci, altri il
possibile ancora, come l’empio Averroè, Avicenna e sequaci,
essere uno in tutti gli huomini, et in ogni concetione di huomo
incarnarsi, a quello modo stando nell’huomo che noi ponemo
Dio in Christo huomo, secondo s. Agustino avvertisce.
E pur questo intelletto è da Anassagora, da cui

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