Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 51

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ogni minima cosa serve al Mondo, come ogni massima al
suo offitio, e che il Mondo è aggiustato meglio assai che un
orologio artifitioso, a cui aggiungendo o sottragendo qualche
cosella, il tutto si scompiglia. E mostrai l’uso dell’athomi,
e quanto serveno le minime incisure della terra, fossicelle
e monticelli invisibili a disgradar la luce, e conciperla in
varii gradi, e far varie herbe e colori, sapori et altre che non
intendemo cose.
Nelli dadi e carte di giuoco si vede la fortuna e ’l caso, che
a chi usa arte vengono a suo modo, a chi non usa, o vengono
o no, secondo providde la prima causa. Hor mi dirai che questo
fa l’industria in uno scelerato vincere, e la prudenza
fa perdere l’huomo pio, e poi dirai che la luna a fronte fa
vincere, e Giove della positura dove sta il vincitore. Et io non
voglio di questo disputare, ma sia Giove o la Luna o altro
affetto proprio, se ci n’è, che si fa tirar li dadi a quella guisa
correnti che a te è buona, o sia industria; tutte queste son
cause partiali sogette alla prima, ab aeterno ordinate e previste
a far quello effetto; e che Dio ordinò pure che il furbo vinca il
modesto, e che altri muora, altri nasca, altri sia ricco, altri
povero. Perché questo conobe esser meglio al gran fine al quale
tutti li fini particulari ordinoe, e se vuoi più sicurezza va
alla nostra Metafisica, e la vederai.
Cqui ti guarda bene di Aristotele e di Averroè, che dicono
in cielo non vi esser caso e fortuna, dove Dio regge; ma sì
cqua basso, perché Dio non fa altro secondo loro che volger la
prima sfera, e non intende altro, e che «vilesceret si
inferiora respiceret». Perché elli non conobero Dio come causa
del Mondo, ma come anima eterna solo de la prima sfera
eterna, talché se non fè il Mondo e le sue cose, né anche le sa,

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