Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 52

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né le regge, ma con eterno fato fu legato egli come l’altre
anime a questo suo atto. Perché l’Idea delle cose fatte, in cui
consiste la scienza, sta nella mente dell’Artefice, però egli nega
ogni idea ancora. E così dico che né qua basso ci è caso rispetto
a Dio, e che ogni minuta cosa egli sa: e che se Dio pigliasse
la scienza dalle cose, come noi, la sua scienza saria passione
come la nostra, e qualche viltà; ma Dio ha in sé la scienza de
le cose, e intendendo sé, ogni cosa intende come inventore.
Io non imparo da questo libro che ho scritto, ma lo so innanti
che lo scriva, sendo artefice suo, ma gli altri imparano da questo
libro quel che esce dalla mia Idea. Così e meglio Dio ab
aeterno
tutto sa in sé, e non si avvilisce mirando et operando
qua giù. Di più, Dio, perché è interno alle cose, intendendose
fa che tutte intendano, et esprimendo la scienza ideale,
fa che tutte siano, et amando sé, fa che tutte amino il proprio
essere, che da Dio pende, da cui, per cui et in cui son tutti: e
che a Dio nulla cosa è vile, se non rispetto di noi sciocchi,
il dirò or ora.

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