Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 53

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Che non vi sia nel Mondo male, né morte, né
viltà essentiale, si non respettivamente, e che è
vana la moltitudine di Dei, e falsa l’opinione
dell’impotenza, o ignoranza,
o malitia del fabro del Mondo,
e chi lo nega.
Cap. VI
Nulla cosa è vile, si non è mala. Tutte le cose ch’ha fatto Dio
son buone in eccellenza, sendo egli il sommo bene, da cui
non può dunque altro che bene derivare. Dunque nel Mondo
non ci è male in verità, ma solo in rispetto. Il fuoco è malo et
odioso alla terra, e la terra al fuoco: ma per sé l’uno e l’altro è
buono. Il medesimo dirai di tutti mali. A noi puzza lo sterco,
et all’herba et a qualche animale è odoroso. Lo zibetto è escremento
di animale, et a lui puzza, a noi oleza. Lo sterco del
bove a noi fa buono odore, a loro cattivo. La morte de la
vitella a noi piace per mangiarla, alla vitella è male estremo.
La ginestra alla bocca nostra è amara, alla capra è dolcissima.
Dunque non ci è cosa mala se non in rispetto delle
parti, ma non del tutto, cioè del Mondo, e molto meno di
Dio, a cui tutte son buone, rapresentando in parte la sua Idea.
/Al fuoco è travaglio ammollire il ferro, al ferro è male et afflitione;
al martello il percotere è consumatione, così alla lima il
limare: ma al fabro, che di questi affligimenti di strumenti ne
cava la forma di un’armatura secondo l’idea de l’arte atta al
ben del soldato, tutti questi atti e doglie e consumationi son
senno, ragione, gloria e bene. E così a Dio le guerre di elementi
e passioni degl’enti, e trasmutationi: perché tutti all’
Idea dell’arte sua serveno.\

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