Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 58

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perché se disse Seneca che «in sapientem non cadit iniuria»,
che quando uno fa ingiuria al savio, si pensa farla ad un tal
finto in sua mente altrimente che savio, e si inganna, come
chi percote l’ombra, pensando che sia corpo, e così assai
meno può la creatura ingiuriare al creatore, e quelle biasteme
son gloria al creatore, perché le fanno a lui come malo, e
pensan far bene di vendicarsi, dunque le fanno amando il
bene, dunque in verità amano il creatore buono, e per
inganno odiano se stessi, perché odiano quella specie mala
del creatore finta nel loro pensiero, e quella prava imagine,
la quale non sendo nel creatore, ma in loro medesimi, se
stessi e medesimi odiano et ingiuriano, parendo ciò bene a
loro, e da bene son mossi, e ’l bene dal creator pende, et a
gloria del creator risulta quell’odio del male; ma per accidente
et a caso rispetto a loro, e però non meritano, ma
demeritano per lo pravo concetto che in loro è, e li fa pravi
e mali, ritenenti specie et imago mala della cosa buona per
mancamento partecipato dal niente, a cui più si appigliano
che all’ente. Ascoltate, o sciocchi, e vederete quanto seti lontani
dalla verità, pensando che Dio sia vile per li vostri peccati,
poiché vedete ch’ogni cosa risolta a gloria del creatore,
o volendo, o non volendo.
Resta un altro argomento di risolvere, che essendo
contrarii il cielo e la terra, il caldo e ’l freddo, la luce e la
tenebra non ponno nascer dal medesimo Dio, perché se l’effetto
è simile alla sua causa et un di loro simiglia a Dio,
l’altro dissimiglia, dunque saran dui Dii, se dui sono i primi
contrarii et elementi, o saran quattro, si quattro elementi,
come di sopra si argumentò. Dico che né anco ci è nel
mondo dissimiglianza, si non tra l’essere e ’l non essere, e la
contrarietà non è tra dissimili, ma tra simili: il caldo e ’l

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