Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 73

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segno dunque che l’anima spiracolo sia e scintilla di questo
infinito Dio.
Né si deve stimar vana imaginatione, come Aristotele dice,
perché dal simile caminar ad altri simili infinitamente non è
opra di cosa caduca e vana, ma di nobilissima intelligenza,
che tanto può fare. E questo si vede nelle misure matematiche,
dove con questo argomentare si arrivano le secretissime
cose del cielo e del Mondo, dunque non è vanità, ma effetto
divino. Dunque elevandosi l’huomo sopra il sole e sopra il
Mondo, l’anima sua non sarà effetto d’elementi e del
sole, ma di cagione infinita assai più soprana.
10. Il medesimo si vede dall’appetito humano, che non li
basta un regno dopo che l’ha, né dui, né tre, né mille, e quanti
più ne ha, più desidera, e fu vero desiderio quel di Alessandro
di possedere altri mondi che Democrito diceva trovarsi, e
sospirò di non haver uno ancora acquistato. Segno chiarissimo
che nulla cosa mortale è bene adequato alla voglia humana,
ma solo l’infinito Dio. Onde li sapienti, conoscendo non
potersi satiare delli beni fragili, si forzaro investigar Dio infinito
bene, e sprezzaro moglie e figli, Venere e Bacco, et ogni
gusto, per cercar il bene eterno, lo quale ogni anima lo desidera
e lo va procurando con libri, con statue, con far città, e
simili cose che promettono immortalità, ma ingannano. Ma
solo li sapienti e pii, in Dio e per Dio immortalarsi
intendendo, cercano di conoscerlo e riverirlo, ammirarlo, lodarlo
e pregarlo, e da cqui nacque la Religione, che non è
altro che sapienza, come dice Iob: «Colere Deum sapientia
est», e David chiama la sapienza «timor Domini», perché
tanto è dire timor di Dio, quanto religione.
O scelerati Macchiavellisti (incominciai ad esclamare, poiché
ciò vidi), credete a voi stessi, mentre cercate stati e regni
per immortalarvi, che veramente sete immortali.

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