Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 74

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11. Ma nulla cosa mi assicurò più che quando vidi diavoli
et angeli, perché poi mi facea dubitar il volgo, che tutti si
vantano haver visto queste creature, et Aristotele le nega, et io
non potea vederle. E conobi che se trattano con noi li demonii,
cercando ingannarci, e li angeli aiutarci, è cosa verissima
che noi siamo immortali, e che dopo morte habiam
d’andar in compagnia o di quelli o di questi, secondo a chi
più simili ci siamo renduti con le opere nostre et affetti, e la
terra va in giù, e ’l fuoco in su, e l’anima dove ha la sua sembianza.
12. La sicurezza poi c’hanno li santi è efficacissimo argumento,
perché non si deve stimar che Dio lasci ingannare per
illusione gl’huomini più buoni e santi del Mondo, e solo faccia,
che non si ingannino gl’empi epicurei e Macchiavellisti, e
la gente che è pestilenza del mondo faccia accertare, e la gente
ch’è felicità del mondo faccia errare.
Gl’altri argumenti dell’immortalità de l’anima e dell’unità
de l’intelletto di peripatetici e d’Anassagora e di altri filosofi
trovai tutti vani, anzi per questi cominciava a credere ch’era
l’anima mortale. Ma questi qui posti, et altri nel libro De
sensu rerum
e nella Metafisica, che non procedono per logica,
ma per esperienze fisiche a tutti certe, son prove che me e
tutto il mondo deveno convincere. Quelle d’Aristotele son
sofismi.
Tutti poi l’argumenti della mortalità si sciogliono con dire
che l’anima che infonde Dio è inestata nello spirito animale
corporeo, sottile suo vehicolo primamente, e tutto il corpo possede
come la luce l’aria, e può informarlo senza dipender dal
corpo, come la luce senza pender da l’aria l’aria informa; e che
macchiandosi questo spirito corporeo, o ingannandosi, o

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