Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 96

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grande uso, dunque la Religione non può essere a caso, e senza
autore.\
Tre cose bisogna esaminar in tutte le sette e religioni del
Mondo con la ragion comune e naturale a chi Dio non dona
gratia sopranaturale per accertarlo del vero, ma lo lascia fra
queste tenebre per sé argomentare.
Primo, la maniera delli precetti morali se son utili, e secondo
la natura a tutti convenienti, pii, facili, amabili, chiari e
certi, che fanno gli huomini sempre più buoni diventare quanto
più si osservano, e diventare mali e patir male quanto meno
l’osservano, e si ammettono vitii di sorte alcuna.
Secondo, la credenza delle cose sopranaturali, se si predicano
con la lege nel modo che da Dio si ha, o dalla natura e savii
conoscitori della prima causa. Si son ragionevoli, convenienti
a Dio e non contradicenti evidentemente alla natura, pii, devoti,
saggi; e s’han impossibilità e stoltitia, o no; e ’l modo
come si provano che sian divini e se comandan cose vitiose e
ruinose.
Terzo, il culto secondo i precetti cerimoniali si è pio, riverendo,
facile, che distoglie dall’idolatria o dona alle creature
culto divino, se propriamente tira gl’animi a deificarsi,
e se per quello gl’huomini divengon savii e dotti delle cose
sopranaturali e comunicano con Dio e con gl’angioli in modi
miraculosi e sacri, senza attioni vitiose, senza superbia e vanagloria.
4. Poi bisogna esaminare il legislatore come si mosse a far
quella legge: se per farsi signore o no, o per benefitio delli
populi o suo e di altri privati: se fu mandato da Dio o dagl’
huomini o dalla propria ambitione, o dal demonio.
5. E se di quel che dicono esser mandati o inspirati da Dio
son tanto certi che lo provano col proprio sangue volendo

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